Carlo Goldoni
Il prodigo

ATTO TERZO

SCENA SETTIMA

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SCENA SETTIMA

 

Momolo, poi Beatrice

 

MOM. S'arecordeli altro? Tolè, spendo e spando, e sora marcà tutti me strapazza. Come ala savesto dell'anello de mia sorella? No credo mai, che Beatrice abbia fatto pettegolezzi. So che la me vol ben, che per mi la se desferia, e che no la xe capace de darme un desgusto. Vela qua che la vien; almanco me sfogherò con ella, me consolerò un poco con qualche bona parola.

BEAT. Bravo, signor fratello.

MOM. Aveu savesto?...

BEAT. Ho saputo che siete indegno d'amore e di compassione, che la vostra pazzia va agli eccessi, e che chi s'impaccia con voi, corre pericolo di pentirsi d'averlo fatto. Sì, io pure sono pentita d'avervi amato, d'avervi creduto. L'anello, che mi levaste di mano, l'avete bene impiegato. Darlo alla serva? gettarlomalamente? Che sciocchezza! che stolidezza! Mio marito ha saputo la mia debolezza e la vostra. Mi rimprovera giustamente, ed io non so che rispondere, se non che protestare di abbandonarvi, e lasciarvi per sempre nei precipizi, nei quali volete correre per un fanatismo sciocco, stolido, irremediabile, odioso. (parte)

 

 

 


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