Carlo Goldoni
Il prodigo

ATTO TERZO

SCENA DODICESIMA

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SCENA DODICESIMA

 

Trappola e detto.

 

TRAPP. È vero che V.S. mi domanda?

MOM. Sior sì; aveu vendù el formento?

TRAPP. L'ho venduto.

MOM. A che prezzo? quanti stari gerelo? quanti bezzi avemio cavà?

TRAPP. Non ha ella avuto dieci zecchini?

MOM. Sì ben, li ho avudi, e m'avè dito de mostrarme el conto. Animo, dove xelo?

TRAPP. Adagio, con un poco di flemma, ci sarà il conto, vederà i fatti suoi.

MOM. Diseme, caro vu, perché portar el formento in tel vostro graner?

TRAPP. Chi ha detto che lo porto nel mio granaio?

MOM. Me l'ha dito chi lo sa. Ve despiase che lo sappia? ghe xe sotto qualche scondagna?

TRAPP. Mi maraviglio. Sono un galantuomo. Si è messo il grano nel mio granaio per far servizio al compratore.

MOM. Benissimo, ve la passo; femo i conti, che voggio andar a Venezia.

TRAPP. Che conti vuol ella fare?

MOM. Della vendita de sto formento.

TRAPP. Quando V.S. vuol far conti, si hanno da fare i conti di tutto il tempo che io la servo, perché sono io creditore, e gli ho dato tanto danaro del mio, che sono scoperto di più di mille ducati; e non voglio dar altro, se non si vede chiaro quel che ho d'avere, e non mi rimborsa di quel che avanzo; e per far i conti di sei anni, vi vuol del tempo; onde, se vuol andare a Venezia, vada, che verrò colà a ritrovarla, e vederà i miei conti, e vederà ch'io sono un uomo onorato, e si prepari a pagarmi. (parte)

 

 

 


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