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   CAT. 
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   Per
  tutto ov'io m'aggiro, il tutor seguemi, 
  Ed io sfuggo vederlo. 
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   ORA. 
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   O mia dolcissima 
  Sposa diletta. 
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   CAT. 
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   Come mai sì subito 
  Ciaschedun sa questo novel mio titolo? 
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   ORA. 
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   Non
  vi disse il tutor, non disse Placida, 
  Che voi siete la sposa? 
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   CAT. 
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   Sì, mel dissero. 
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   ORA. 
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   Siete contenta? 
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   CAT. 
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   Non saprei rispondere. 
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   ORA. 
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   Al tutor vostro vi vorreste opponere? 
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   CAT. 
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   No certo. 
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   ORA. 
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   Dunque rassegnata e placida 
  Vi sopporrete del buon padre agli ordini. 
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   CAT. 
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   Non come a padre, per quel che mi dicono. 
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   ORA. 
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   Come a tutor. 
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   CAT. 
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   Nemmeno. 
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   ORA. 
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   Come a un provvido 
  Amico e consigliero. 
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   CAT. 
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   Indur mi vogliono 
  Ch'io
  preferisca sopra ogni altro titolo 
  Quello di sposo. 
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   ORA. 
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   A far cosa v'inducono 
  Ragionevole, santa, e ogni or lodevole. 
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   CAT. 
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   Ma ne ho vergogna. 
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   ORA. 
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   Meco discacciatela. 
  Tre
  mesi or son, che dal balcon si parlano 
  I
  vostri occhi ed i miei. Le labbra aggiunsero 
  Qualche
  parola, e lusingar mi fecero 
  I detti
  e i sguardi, che non dispiacevole 
  Siavi
  il mio amor. Alfin parlare indussemi 
  La
  mia passion che più ogni giorno aumentasi. 
  Il
  tutor vostro, che può sol disponere 
  Della pupilla, per mia sposa accordavi... 
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   CAT. 
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   Io sposa vostra? 
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   ORA. 
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   Sì, cara, non disselo 
  Messer Luca medesmo, ed ancor Placida? 
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   CAT. 
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   (Oh
  mia ignoranza! mi credea volessemi 
  Il
  tutore in isposa, ed ora avveggomi 
  Dell'error
  fatto. Dunque mi destinano 
  Orazio?) 
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   ORA. 
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   Via, mia cara, confidatevi 
  Con chi vi adora. 
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   CAT. 
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   (Non so che rispondere). 
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   ORA. 
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   Un vostro sì può ravvivar quest'anima. 
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   CAT. 
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   Dal tutore io dipendo. 
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   ORA. 
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   Ei testé dissemi, 
  Che
  voi contenta, sarà contentissimo. 
  Che rispondete voi? 
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   CAT. 
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   Io? perdonatemi. 
  Cose
  son queste ch'io non giungo a intendere. 
  Egli faccia di me quel che è il mio meglio. 
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