Carlo Goldoni
La pupilla

ATTO TERZO

SCENA SECONDA   Placida, messer Luca, Panfilo

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SCENA SECONDA

 

Placida, messer Luca, Panfilo.

 

PLA.

Buone nuove, messere.

LUCA

Via, consolami.

PAN.

Di', per tal opra ho io più a darti il premio?

PLA.

So che vuoi dirmi. Compatisci, Panfilo,

E se bene mi vuoi, meco rallegrati

Di sì buona fortuna.

PAN.

Di buon animo

Sì, ti perdono.

PLA.

Eh tristarello!...

LUCA

Spicciati,

Di' quel che sai per consolar quest'anima.

PLA.

Caterina che pria pareatimida,

In virtude (cred'io) del buon consiglio

Ch'ebbe da me, tanto contenta or mostrasi

Dell'imeneo, che da se stessa affrettami

Dispor le cose della gioia al termine.

PAN.

Eh, padrone, natura è madre provvida;

Delle fanciulle il cor scalda in un attimo,

Tanto più se la brama in lor solletichi

Labbro che scaltro con ragion s'insinui.

LUCA

Placida, lo confesso, il dono è massimo

Che mi facesti, e soddisfare al debito

Teco dovrei; ma non più bisognevole

Sei di mercede, poiché Orazio sposati,

E ti fa ricca. Ora del par ti rendono

A me tue nozze, e compensare intendomi

L'opra dell'amor tuo con amicizia.

PLA.

Piacemi la ragion sana, economica.

PAN.

Quel che con lei la vostra man risparmia,

Potete unir del servidore al merito.

LUCA

Sì, figliuol mio, lascia che il laccio stringami

Alla fanciulla, e ti prometto accrescere

Una lira ogni mese al tuo salario.

PAN.

Allora sì che potrò far baldoria,

E maritarmi, e dei figliuoi far nascere.

LUCA

Vo a cacciar fuori, per le nozze prossime

Di Caterina, quante gioje ed abiti

Lasciò mia madre. Se Orazio contentasi,

Nel medesmo di sposarla io medito

Ch'ei ti porge la mano, e che suppliscasi

Per metade alle spese indispensabili

Del desco molle, e ogni altra ceremonia.

Tosto per conto mio vuò che si ammazzino

Quattro grosse galline, e che si sbocchino

Due fiaschi, e che si godano e si bevano

Alla salute degli sposi. Ah giurovi,

Non provai nel mio sen mai sì gran giubilo.

 

 

 


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