Carlo Goldoni
La pupilla

ATTO TERZO

SCENA QUINTA   Caterina, Placida

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SCENA QUINTA

 

Caterina, Placida.

 

CAT.

Placida, son contenta. Ora incontratami

Col mio tutor, lieti vid'io sorridere

I labbri suoi.

PLA.

Si rallegrò in un subito,

Quando v'intese rassegnata e docile

Alle nozze proposte.

CAT.

Io non credevami,

Che fosse amordolce cosa all'anima.

PLA.

Che? già vi scalda l'amorosa fiaccola?

CAT.

Nessun ci ascolta. All'amor tuo confidomi.

Sul principio fissai tremanti e timidi

Gli occhi al volto di lui, che dolce e languido

Mi favellava, ma dopoi parevami

Duro il lasciarlo, e mi venia da piangere.

PLA.

Se ne avvide lo sposo?

CAT.

Io non so dirtelo;

Ma vorrei che tu stessa rintracciandolo,

Gli parlassi di me.

PLA.

Sì, figlia amabile,

Lo farò volentieri. Il si approssima,

Che ambe liete e contente abbiamo ad essere:

Caterina, sappiate che anch'io trovomi

Alle nozze vicina.

CAT.

Oh cara Placida,

Quanto col tuo il mio piacere aumentasi.

Di', chi sarà il tuo sposo?

PLA.

Indovinatelo.

CAT.

Che l'indovini? L'indovino. È Panfilo.

PLA.

No, v'ingannate. Lo mio sposo è Orazio.

CAT.

Quanti Orazii vi sono?

PLA.

Esser ne possono

Parecchi, qual vi son parecchi Ambrogii,

Parecchi Carli e parecchi Carpofori.

CAT.

Oh bella! i sposi nostri il nome han simile.

PLA.

Simile nome! vi è poca distanzia

Da Orazio a messer Luca?

CAT.

Non capiscoti.

Messer Luca è il tutor.

PLA.

Tutor? che imbroglio

Caterina, è codesto?

CAT.

Tu m'intorbidi

Malamente il pensier.

PLA.

Dite, spiegatevi:

Chi è il sposo vostro?

CAT.

Non è Orazio?

PLA.

È un cavolo.

Ora capisco lo sgraziato equivoco.

È messer Luca che vi vuole, e il giovane

Di me è invaghito, e dal padron medesimo,

Pochi momenti son, mi ha fatto chiedere.

Figliuola mia, voi vi pigliaste un granchio.

CAT.

(Misera me, già di vergogna accendomi).

PLA.

Come fu mai, che v'ingannaste?

CAT.

(Domine

Non so che dir).

PLA.

Dunque il tutor non speravi

Di lui contenta? Rispondete. Mutola

Siete resa? Al vedere, a voi si vendono

Lucciole per lanterne. Ma lo stomaco

Potete accomodarvi. O il laccio stringere

Con il tutor, se la sua man vi accomoda,

O non pensare a maritarvi. Il giovane

Orazio è mio. Signora sì, capitela,

Se capirla vi piace, e se

Non volete, men vo senz'altre prediche.

 

 

 


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