Carlo Goldoni
La pupilla

ATTO QUARTO

SCENA QUINTA   Quaglia, Orazio

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SCENA QUINTA

 

Quaglia, Orazio.

 

QUA.

Vi è burrasca nel mare, o vi è bonaccia?

ORA.

Ahi qual tempesta! ahi qual naufragio orribile

Minacciato mi viene! Ah Quaglia, ascoltami

Cose udirai che ti faranno i brividi

Venir dal freddo...

QUA.

E che sì, che io mostrovi

Di saper quanto voi, quel che di stranio

Ora vi accade?

ORA.

Ah traditor, verrebbemi

Forse da te quel che nel sen mi macera?

QUA.

Sospettate di me?

ORA.

Sì, fondatissima

Ragione avrei di sospettar l'origine

In te del mal, s'io non son primo a dirtelo.

QUA.

Mirate un po' qual debolezza in animo

Vi lasciate cader! Se la coscienzia

Macchiata avessi, sare' io sì stolido

Di qui venire il mio concetto a perdere,

E discoprire da me stesso l'opera,

Che se reo fossi studierei nascondere?

Oh, mala cosa è lo trattar coi giovani.

ORA.

Confesso l'error mio. Quaglia, perdonami.

QUA.

Questa volta, e non più. Via presto, ditemi

Quel che vi affligge.

ORA.

Ah, che tem'io di perdere

Il mio ben, la mia vita. Per deludermi,

Von farmi creder che promessa Placida

Siami, e non Caterina.

QUA.

Il so benissimo.

Ho veduto testé l'amico Panfilo,

E col riso alle labbra: Ascolta, dissemi,

La bella baia che a Orazio si medita.

Messer Luca promise a te la giovine

Chiesta in suo nome. Ora è pentito, e accordasi

Colla servente di stampar la favola,

Fingendo error nel nome della femmina,

E far che diasi il miserello al diavolo.

ORA.

Ah scellerati, non varravvi il fingere,

Che scaglierò su tutti voi le furie

D'amor schernito.

QUA.

Non facciamo strepito,

Se di vendetta siete vago. Al solito,

Cani che abbaian, si suol dir, non mordono;

E quei che sanno simular le ingiurie,

Più facilmente a vendicarsi arrivano.

ORA.

Ma che farò?

QUA.

Quanto volete spendere?

ORA.

Il sangue istesso spenderei, se avessemi

Questo a comprare il caro bene ed unico.

QUA.

S'io vi conduco colle man mie proprie

La vostra Caterina in fra le braccia,

Che volete voi darmi?

ORA.

A te sta il chiedere.

QUA.

Cento scudi.

ORA.

Anche più.

QUA.

No, che mi bastano

Cento scudi, e non altro.

ORA.

Sì, promettoli.

QUA.

Col favor della notte che avvicinasi,

Verrò a trovarvi, e voi meco accoppiandovi...

Basta, per ora non vuò dirvi l'intimo

Del mio disegno, che potrebbe ascondersi

Alcun qua dentro, e prevenirmi. Andiancene.

ORA.

Eccomi teco, come vuoi mi regola.

QUA.

(Ai cento scudi tende la mia bussola).

ORA.

Oh Caterina mia, se più non veggoti,

Non mi vedrai un giorno sopravvivere

Alla crudele dolorosa perdita.

 

 

 


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