QUA.
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O
noi troviamo messer Luca in camera
Colla
fanciulla, e pianto una pastocchia;
O è
fuor di casa, com'io credo, il vecchio;
E Caterina ha da cadere in trappola.
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ORA.
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Ma
per l'inganno i' non vorrei che poscia
Si
corrucciasse la donzella, e avessimi
Dalla sua bocca a meritar rimproveri.
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QUA.
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Eh
non crediate già, che dal coniglio
Cerva
si cacci, ma le fere sbucansi
Dai
veltri audaci e dai corsier più rapidi.
Né
amante mai vergognosetto e timido
Vincerà
di fortuna i duri ostacoli,
Se non cambia in ardire il timor panico.
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ORA.
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Sai
se in Pavia, dove più che allo studio
Badai
a cento frascherie ridicole,
Fui
negl'incontri coraggioso o pavido
Ma
la temenza che ora intorno i' sentomi,
Vien
dall'amor che ho di costei, che merita
Essere amata, e dispiacerle io dubito.
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QUA.
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Ma,
se si tenta, la speranza invitavi;
Se si trascura, l'amor vostro è inutile.
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ORA.
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Tentisi dunque, e il tuo disegno adempiasi.
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QUA.
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Andiamo tosto...
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ORA.
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Ma se ci discoprono
I
servi, o pure se il padrone avvedesi
Del nostro inganno?
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QUA.
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Per ciascuno, io replico,
Ho
la ricetta, ho l'elisire e il farmaco.
La
porta aperta che trovammo, è un'ottima
Scusa
per noi d'essere entrati libera-
mente,
senza ottener pria la licenzia...
Ma
affé, vien gente. Tanto si rimescola
L'acqua nel lezzo, che alla fin s'intorbida.
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ORA.
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Vedi chi è questa?
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QUA.
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Oh via, che il fato provvido
Ci
fa cascar sui maccheroni il cacio.
Con
Caterina favellar lasciatemi
A
modo mio, basta che mi secondino
Poche parole vostre.
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ORA.
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Ah, che in veggendola
Sento raccapricciarmi.
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QUA.
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State al pìuolo.
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