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CAT. |
(Chi è cotestui, ch'i' nol conosco? Oh misera! Orazio è seco!) |
QUA. |
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CAT. |
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QUA. |
Non mi ravvisi? Non è forse un secolo Ch'io da te manco. La sparuta e squallida Faccia, di lungo mal verace indizio, E le languide membra, e questa candida |
CAT. |
Aita, aita, oimè! deh soccorretemi. Sento svenirmi. Vattene, o bell'anima, |
ORA. |
Fatevi cuor, larva non è o fantasima Quel che vi parla. |
CAT. |
Se non è lo spirito Del padre mio, esser chi può che usurpisi Il nome suo? |
QUA. |
Il padre tuo medesimo. |
CAT. |
Se morto è in Roma l'infelice, e piangolo Che son de' mesi. |
QUA. |
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CAT. |
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QUA. |
Febbre mi ha reso qual mi vedi gracile, E il sangue sparso e le affannose angustie D'un malor tetro, doloroso e cronico, Fammi parere agli occhi altrui cadavere. Sino la figlia mia niega di accogliere Me per suo padre? Ah stelle ingrate e barbare, |
CAT. |
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QUA. |
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ORA. |
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CAT. |
Verrà il tutore, e mi dirà s'io debbovi Creder del tutto. |
QUA. |
Sì, verrà quel perfido Che il sangue mio d'assassinare or medita, E col pretesto di un amor fittizio Colla tua mano ogni mio bene usurpasi. Mandami il cielo in tempo di deludere Il fiero lupo che l'agnella insidia. Povera figlia, il buon tutor sollecita Che a lui ti sposi, e il tuo bel cuor vuol rendere Infelice per sempre. |
CAT. |
Ah, questo è il massimo De' miei tormenti. |
QUA. |
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CAT. |
Ah soccorretemi, |
ORA. |
(Eccola al termine |
QUA. |
Morta è tua madre, e dopo lei mancatimi Sono i tre figli, e te sola conservami Il ciel pietoso. Ah, chi mi potrà chiudere Gli occhi, venendo di mia vita il termine, Figlia, se tu non sei? Ma se quest'avido Tutor ti chiude, fatta sposa, in carcere, Né più ti lascia uscir dalle domestiche Mura, per tema che non sveli e pubblichi La tirannia del monellaccio, io muoiomi Senza vederti, e pochi mesi passano Che tu sei morta, o almen sparuta e tisica. Le belle rose che le guance infiorano, Ve' come andran miseramente a perdersi; E quel bel seno che felice un giovane |
ORA. |
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CAT. |
Se il ciel vi manda i miei certi pericoli |
QUA. |
E dovrò dunque da colui dipendere Per dispor di mia figlia? S'io presentoti Di mia mano uno sposo, avrai nell'animo Repugnanza a gradirlo ed a riceverlo? |
CAT. |
Al voler vostro rassegnata ed umile, Messer, mi avrete, ma però desidero Che lo sappia il tutor, per non commettere |
ORA. |
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QUA. |
Tu vuoi che il padre in una lite immergasi, E a piatir abbia con un vecchio acerrimo |
CAT. |
Misera! che farò? |
QUA. |
Alla ragion del padre quella uniscasi Dello sposo, e frattanto che si disputa Della roba, di cui conto dee rendere, Va' a goder la tua pace, e, fuor dei strepiti, Mira costui che ti ama e ti desidera, Mira quegli occhi che dolcezza ispirano; Eccolo innanzi a te sommesso e languido, Pieno d'amor. So che tu l'ami e tentano Con un inganno i desir tuoi deludere. E se lo perdi, non sperar sì facile altro trovar, che più di lui ti meriti. |
CAT. |
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ORA. |
Deh gioia mia, se tutto ciò non bastavi, Le preci mie da voi pietade ottenghino. Eccomi al vostro piè; bella, vi supplico, Piegate il cuore alle amorose smanie |
QUA. |
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CAT. |
Chi mi assicura che colui che parlami Sia padre mio? |
QUA. |
Lascioti in preda del rapace ed avido Insidiator della tua vita. Sposalo. |
CAT. |
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QUA. |
O la mano gli porgi, o che abbandonoti Al tuo destin. |
ORA. |
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QUA. |
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CAT. |
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ORA. |
Se viene il vecchio a giungere, Non vi è più scampo. |
QUA. |
Se il tutor sorprendeci, Sei perduta per sempre. |
CAT. |
Non m'ingannate. |
QUA. |
Dagli la mano. |
CAT. |
Eccola! |
ORA. |
O cara mano, che nel cor consolami, |
QUA. |
Il matrimonio è un ordine. Andiamo, o figlia, andiam nelle tue camere |
CAT. |
Ahi, che ancor tremo. |
QUA. |
Passerà pochissimo, |
ORA. |
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QUA. |
Presto, ritiriamoci. |
CAT. |
Oh sventurata! che il tutor non veggami. |