A
custodire a voi sott'altro termine
Diè
la fanciulla; ma il cielo, che vendica
Le
opre malvagie, i figli suoi carissimi
Un
dopo l'altro fe' mangiar dai vermini.
Non
sapea come la figliuola rendere
Al proprio
padre; tocco da sinderesi,
E
dell'error commesso vergognandosi,
Senza
scoprirlo, di partir determina,
E
qual pupilla la figliuola tenera
Consegna
a voi, perché si allevi e erediti
I
propri beni, che rapir volevansi.
Ecco
l'arcano discoperto, e giurovi
Per
quanto di più sacro in ciel si venera,
Giunta
assai presso di mia vita al termine,
In
cui più chiari del mentir si vedono
I
tristi effetti, giuro che veridico,
È
il labbro mio, e se mentisco, i demoni
Per giustizia del ciel mi sian carnefici.
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