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Don Eraclio, il conte, il dottore
CON. Come va la causa, signor Dottore?
DOTT. Peggio che mai, signore.
ERAC. Eccolo qui; è ostinato a credere che voglia terminar male. E io giudico, e sostengo, e provo, che la causa non si può perdere.
CON. Così diceva ancor io; mi pare che don Eraclio non la possa perdere.
DOTT. Ma la ragione su cui si fonda, è ridicola.
CON. Su qual principio fondate voi, don Eraclio, la ragione vostra?
ERAC. Sovra un principio certo, infallibile.
DOTT. Perché un cavaliere non ha da restare senza il palazzo...
ERAC. Tacete. Non è questo solo il motivo.
CON. No, non è questo il solo motivo. Conviene esaminare la natura del debito.
ERAC. Questo conviene esaminare.
CON. E se l’ipoteca è generale, o speciale.
ERAC. E se è generale, non si può dire speciale.
CON. E se al contratto mancano le debite solennità, non tiene.
ERAC. Non tiene un contratto, che è fatto senza solennità. Il Conte sa quel che dice. Dottore, vi aspetto a mangiare i capponi meco, e la causa non si può perdere. (parte)