Carlo Goldoni
Il raggiratore

ATTO SECONDO

SCENA SESTA

Precedente

Successivo

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

SCENA SESTA

 

Donna Claudia e don Eraclio

 

ERAC. Da qui innanzi voglio farmi portare maggior rispetto.

CLA. È poi vera questa cosa?

ERAC. Verissima.

CLA. Si può dire liberamente nelle conversazioni?

ERAC. Si può dire, e si può dire di più. Ho trovato nell’autore istorico trentasette città col nome di Eraclia; e siccome si vedono tanti che fra i loro titoli e giurisdizioni incastrano il nome di più paesi, voglio in avvenire chiamarmi don Eraclio degli Eraclidi, signore delle trentasette città.

CLA. E chi è quest’autore istorico da cui avete ricavate queste belle notizie?

ERAC. Il dizionario. (con serietà)

CLA. È autor greco o latino?

ERAC. È francese, signora. Io l’intendo bene il francese.

CLA. Ho piacere che mi abbiate partecipato questo novello fregio della vostra casa.

ERAC. Voi avete un marito che ha nelle vene il sangue di un re di Tebe.

CLA. Era re di Tebe Ercole?

ERAC. Certo.

CLA. Me ne consolo infinitamente. Anch’io per altro sono di casa illustre.

ERAC. Sì certo; vostro padre, don Anselmo Vesuvi, credo sia stato ne’ primi secoli signor del Vesuvio.

CLA. In fatti noi veniam da Pozzuolo.

ERAC. È così senz’altro. Conviene riformare le nostre armi; nella mia voglio aggiunger la clava, e nella vostra le fiamme.

CLA. Convien crescere il trattamento ancora.

ERAC. Sì certo; almeno il numero della servitù.

CLA. E le gioje mie non corrispondono ad un tal grado.

ERAC. Ancora quelle si aumenteranno.

CLA. Principiamo almeno a riscuotere quelle che sono al Monte.

ERAC. Sì, dite bene.

CLA. E non ho altro che questo vestito solo per comparire.

ERAC. Io pure sono nello stesso caso; ma si farà quel che occorre.

CLA. Denari ne avete?

ERAC. Ora non ne ho, per dirla.

CLA. L’entrate di quest’anno mi pare si sieno già consumate.

ERAC. Sì, e anche quelle dell’anno venturo.

CLA. E la causa del palazzo come va?

ERAC. Non si può perdere. Tanto più ora che il nuovo grado scoperto della mia antichità porrà in soggezione i creditori ed il giudice.

CLA. Ma, caro don Eraclio, dove troveremo denari da far le belle cose che avete detto di fare?

ERAC. Non si potrebbe trovare un migliaio di scudi in prestito?

. Da chi mai?

ERAC. Ho il mio gabinetto che mi costa tanto; ma il decoro vuole che non si tocchi.

CLA. E poi sono cose che non si trovano da venderefacilmente.

ERAC. Ci sarebbe il Conte che potrebbe aiutarmi.

CLA. Certamente il Conte non è di cattivo cuore. Potete dirglielo...

ERAC. Sarebbe meglio che glielo diceste voi.

CLA. Perché io, e non voi?

ERAC. A un cavalier del mio sangue non è lecito l’abbassarsi.

CLA. A vostra moglie nemmeno.

ERAC. Come donna perché no?

CLA. A che titolo glieli averei da chiedere?

ERAC. Per imprestito.

CLA. Con qual sicurezza?

ERAC. Con quella della parola nostra.

CLA. E se si manca?

ERAC. Non si mancherà mai per mala volontà di pagare.

CLA. Si può mancare per difetto del modo di soddisfare.

ERAC. Con quella cortesia con cui ci farà l’imprestito averà la bontà di aspettare ancora.

CLA. Attenderò dunque ch’egli venga da noi.

ERAC. Non sarebbe mal fatto che faceste una visita a sua sorella.

CLA. Ma il decoro della nobiltà nostra?

ERAC. Ho pensato a quel che diceste poc’anzi. La modestia è sempre lodabile.

CLA. Anderò dunque.

ERAC. Sì, andate; e procurate, chiedendogli i mille scudi di salvare il decoro, senza mostrare di averne certo bisogno.

CLA. Senza bisogno non si domanda.

ERAC. Dite per fare una spesa capricciosa per voi, che non volete ch’io la sappia; che pagherete del vostro colle mesate che vi si danno per le spille.

CLA. Colle rendite del Vesuvio.

ERAC. Eh, non è tempo di barzellette.

CLA. Potreste voi assicurarli sulle trentasette città.

ERAC. Andate, se volete; se non volete, lasciate.

CLA. Vado, vado. (Mi preme di parlare al Conte sul proposito dell’astuccio). (da sé)

ERAC. Vi raccomando a far presto.

CLA. Converrà poi trattarla la sorella del Conte, invitarla a pranzo da noi.

ERAC. Sì, certo; quando ci averà prestati egli li mille scudi.

CLA. Buono, gli daremo da desinare coi denari suoi.

ERAC. Non perdiamo il tempo. Ciascheduno cooperi al lustro della famiglia.

CLA. Vado a procurare li mille scudi.

ERAC. Vado a far inquartare le armi. (partono)

 

 

 


Precedente

Successivo

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License