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CON. (L’ho detto, che l’ho fatto lo sproposito. Non me la ricordavo costei). (da sé, in disparte)
CON. Signora, è ritornato il servitore vostro. Possiamo andare, se comandate.
ERAC. Avete riscossi li mille zecchini?
CON. Ho ritrovato nell’escir della porta chi mi ha avvisato, che sarà qui da me dopo desinare.
CON. Vedremo.
ERAC. No, no, con libertà, vi dico; fatelo venir da noi.
CON. Vi supplico sollecitare.
CON. (Non vo’ lasciare Carlotta senza di me. Coglierò un momento per avvisare donna Metilde). (da sé) Permettetemi ch’io vi serva. (a donna Claudia)
CLA. Ricevo le vostre grazie. (gli dà la mano)
ERAC. Io servirò questa giovanotta.
CARL. Grazie. (gli dà la mano)
CON. Sorella, ricordatevi quel che vi ho detto. (parte con donna Claudia)
CARL. Sì, sì. (Un’occhiata vezzosa). (guarda con caricatura don Eraclio)
ERAC. Mi guardate in un modo... Siete losca?
CARL. Mi maraviglio di voi. (si stacca da don Eraclio)
ERAC. Favorite. (le offre nuovamente la mano)
CARL. Signor no; non sono né losca, né zoppa.
ERAC. È una bella caricatura! (parte)
CARL. Oh benedetti i miei contadini! (parte)