Carlo Goldoni
Il raggiratore

ATTO TERZO

SCENA SECONDA

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SCENA SECONDA

 

Spasimo e detti.

 

SPAS. Ecco, signore, la camicia che mi ha ordinato portare.

CON. Bene, andiamo in quest’altra camera, che vomutarmi. Venite meco, sorella.

CARL. Quante volte il giorno vi volete mutare?

CON. Venite, non pensate altro.

CARL. In villa da noi...

CON. In villa da voi, e in città da noi... Contessa, andiamo. (parte)

CARL. Ha detto a me? (a Spasimo)

SPAS. A lei.

CARL. Sì, sì, non me ne ricordava. Lo sapete voi ch’io sono la signora Contessa? (a Spasimo)

SPAS. Lo so, per quel che dicono.

CON. Si viene, o non si viene? (dalla scena, spogliato)

SPAS. Eccomi. (entra dal Conte)

CON. Animo. Venite voi pure. (a Carlotta, ed entra)

CARL. Vengo. Che voglia ch’io pure mi muti di camiscia? Non crederei, perché non ho altro che questa. Oh quant’imbrogli! Benedetta la mia campagna! (parte)

 

 

 


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