La pace è il maggior bene, ma non è poi ragione,
Onde saziar dobbiate l'ingiusta pretensione.
Abbia quel che le spetta d'eredità paterna,
La metà della dote della ragion materna.
Godasi quel di più che le darete in dote,
Ma non è di don Pietro né erede, né nipote.
Alla pretesa ingiusta per sé non è condotta,
Lo so che don Emilio l'ha spinta e l'ha sedotta.
Ei che aspira alle nozze della germana vostra,
Di accrescere i suoi beni sollecito si mostra
E spera fortunata l'ingiusta pretensione
Coll'arte e la violenza, se non colla ragione:
Spera, con una lite confusa e pertinace,
Di farvi a caro prezzo comprar la vostra pace.
L'oro che i giorni vostri può rendere felici,
Non fa contro di voi che suscitar nemici.
L'invidia e l'avarizia arma degli empi i cuori,
Mille vi stan d'intorno perfidi insidiatori;
Chi con trame palesi, chi con coperto inganno,
Tutto l'ingrato mondo cospira a vostro danno.
E chi per voi sol vanta tenero amore in seno,
Forse degli inimici da voi si apprezza meno.
Pare un destin, che sempre dei miseri mortali
Ai beni della vita sian contrapposti i mali;
E che l'uomo medesimo nel più felice stato
Contro di sé congiuri per esser sfortunato,
Sprezzando il proprio bene, amando il suo periglio,
Qual voi di me sprezzate l'amore ed il consiglio.
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