Carlo Goldoni
Il ricco insidiato

ATTO SECONDO

SCENA QUINTA   Riccardo e detti

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SCENA QUINTA

 

Riccardo e detti.

 

RIC.

Posso bene aspettarvi.

Siete uscito di casa, siete in casa tornato;

Di me, per quel ch'io vedo, voi vi siete scordato.

Del concertato affare tosto vicina è l'ora;

Andiam, con permissione di codesta signora.

CON.

Vi prego dispensarmi; non vuol la convenienza

Ch'io la lasci qui sola.

RIC.

Via dategli licenza. (a donna Felicita)

FEL.

Al Conte io non comando, può far quel che gli aggrada:

Se vuol restar, ch'ei resti, se vuol andar, ch'ei vada.

RIC.

Andiam.

CON.

No, perdonate.

RIC.

Per me vi ho perdonato,

Ma almen non mi negate, che siete innamorato.

Perché dirmi poc'anzi, celando il vostro cuore,

Che a lei la gratitudine vi lega, e non l'amore?

CON.

Dissi quel che mi parve; a voi non crederei

Obbligo avere alcuno di dire i fatti miei.

RIC.

Meco non vi adirate.

FEL.

Il Conte è un uom sincero.

Quando così vi ha detto, non ha celato il vero.

Un po' di gratitudine mi serba, e non è poco:

Per me nel di lui seno amor non trova loco;

E se a venire aveste un momento tardato,

Questa sua indifferenza mi avrebbe confessato.

Stava per dirmi ei stesso, che da un novello affetto

Accendere s'intese piacevolmente il petto;

Che dove lo vidi entrar furtivamente,

Trovato ha una fanciulla più bella ed avvenente;

Che avrebbe l'amor suo per lei già dichiarato,

Ma tace pel timore di comparire ingrato.

Posto da me poc'anzi il cavaliere al punto,

M'avria svelato il cuore, se voi non foste giunto:

Ora con voi si adira, non per il ver che dite,

Ma perch'ei volea dirlo, e voi lo prevenite.

Io che bramai soltanto saper la verità,

Contenta mi dichiaro di sua sincerità.

So che gli son molesta, so che la sua fortuna

Lo rese in pochi giorni amabile a più d'una;

E so che i buoni amici, che stanno a lui d'intorno,

Non amano vedermi frequente al suo soggiorno.

Addio, Conte.

CON.

Restate.

FEL.

No, lo chiedete invano.

Vi amo, ma non mi lascio sedur da amore insano.

Il cielo vi difenda da inganni e da perigli;

Temete più di tutto i torbidi consigli.

Se alcun nella fortuna amico a voi si mostri

Di voi non è seguace, ma sol dei beni vostri.

Chi vi sfuggiva un giorno, dolente e sfortunato,

La vostra confidenza non merta in miglior stato.

E ingrato ai benefizi degli astri men severi,

Vi rende l'ingiustizia che fate ai più sinceri.

Per zelo, per amore, vi parla il labbro mio

Un conoscerete chi vi vuol bene. Addio. (parte)

 

 

 


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