Carlo Goldoni
Il ricco insidiato

ATTO TERZO

SCENA TERZA   Il Conte Orazio, Don Emilio e la suddetta

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SCENA TERZA

 

Il Conte Orazio, Don Emilio e la suddetta.

 

CON.

Ecco qui don Emilio.

EMI.

Chiamomi fortunato, (al Conte)

Della vostra amicizia veggendomi onorato.

Le lingue maliziose, che van per ordinario

Seminando discordie, mi dissero il contrario.

Creder mi fece alcuno, che voi nel nuovo stato

Pentito vi chiamaste d'avermi per cognato.

Il mal presto si crede; uom delicato io sono.

Or son disingannato, e chiedovi perdono.

LIV.

(Pronto e scaltro pretesto!) (da sé)

CON.

Esser può, che a malizia

Spargere alcun volesse fra noi l'inimicizia.

Detto mi fu di voi, che con disegno avaro

Mi procuraste insidie di un inimico al paro.

LIV.

Ciascuno ingrazïarsi tenta pei fini sui;

Voi non avete al mondo amico più di lui. (al Conte)

EMI.

Sa il ciel, Conte amatissimo, di cuor se ho giubbilato,

Allor che rimaneste dal zio beneficato.

Ma con egual cordoglio vi vidi immantinente

Caduto nelle mani di trista e falsa gente.

Un servitor ribaldo vi regge e vi consiglia,

Un amico inonesto nel debole vi piglia.

Tristi mezzani indegni e falsi mercadanti

V'insidiano l'onore, v'insidiano i contanti;

Ed una donna accorta, che già previde il tutto,

Aspetta di raccogliere di sue menzogne il frutto.

Qual innocente agnello, ricco di nuove lane,

vi minaccia il lupo, qua vi circonda il cane.

Dell'arte e dell'inganno bersaglio divenuto,

Da chi, fuor che da noi, vi promettete aiuto?

LIV.

Io son del vostro sangue, ei lo sarà fra poco:

Fidatevi di noi; noi troncheremo il gioco.

CON.

Ragion vuol che in voi creda sinceritade e affetto.

Lascierò consigliarmi.

LIV.

Udite il suo progetto.

EMI.

Signore, io mi esibisco, per zelo e per amore,

Esser de' vostri beni ministro e direttore.

LIV.

Ma perché di tal carico si veda una ragione,

Sollecita alle nozze si dia la conclusione.

Non già per me, signore, parlo per voi sincera.

CON.

Si farà quanto prima.

LIV.

Facciamlo in questa sera.

CON.

Pronta sarà la dote.

EMI.

No, non parliam di questo.

Si sa che il conte Orazio è un cavaliere onesto.

La germana discreta non chiede e non pretende:

Spera d'amor le prove, e dal german le attende.

De' vostri beni intanto io prenderò la cura.

CON.

Consiglieremo il modo.

LIV.

Fategli una procura. (al Conte)

CON.

Prima coll'avvocato di consigliar desio.

EMI.

Volete un avvocato? Fidatevi del mio.

L'uom di lui più sincero non troverete al mondo.

LIV.

Della sua onoratezza per esso anch'io rispondo.

CON.

Qual progetto vi pare utile al caso nostro?

EMI.

Misureremo in prima qual sia lo stato vostro.

Si farà un inventario di tutti i vostri beni,

Dell'oro, dell'argento, dei mobili e terreni.

S'impiegherà il denaro in un buon capitale.

Di tutto a me farete procura generale.

E per disobbligarvi dall'imprestar danari,

Per isfuggir le trame degli avidi falsari,

Farete una scrittura mostrandovi contento

D'aver dalle mie mani un certo assegnamento.

Fidatevi a chi vi ama; sarà poi mio pensiere

Il farvi negli incontri trattar da cavaliere.

Si troverà una moglie, che sia da vostro pari,

Ricca per nobiltade se non per li danari.

Vi goderete in pace il ben che il ciel vi ha dato,

E l'economo vostro sarà vostro cognato.

LIV.

Conte pensar dovete che il ciel vi ha provveduto,

Per conservare i beni, di un necessario aiuto.

Meglio del sangue vostro trovar non isperate.

Felice voi, fratello, di lui se vi fidate.

CON.

Da ciò non son lontano; ma vuole ogni ragione,

Che di aderir sospenda a tal proposizione.

Vorrei, prima di farlo, essere illuminato.

EMI.

Volete ch'io vi mandi quel celebre avvocato?

CON.

Mi farete piacere.

EMI.

Subito immantinente.

Pensate ch'io vi parlo da amico e da parente.

Procuro il vostro bene, non già gli utili miei.

Approfittar d'un soldo io mi vergognerei.

Non sono in questo caso; sono un uomo d'onore:

Quel che per voi m'impegna, non è interesse, è amore. (parte)

LIV.

Se dubitar poteste di lui quel che non è,

Fareste un grave torto a don Emilio e a me.

Siamo di un sangue istesso; per legge di natura

Vi ama la suora vostra, e il vostro ben procura. (parte)

 

 

 


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