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SCENA PRIMA
La Contessina Livia e Don Emilio
EMI. |
Vostro fratello desina, e voi qui passeggiate? |
Vi par che mi convenga mangiare in compagnia Con gente forastiera, che non si sa chi sia? Evvi il signor Riccardo, due donne, madre e figlia, Che mangiano di gusto, che beono a maraviglia. Spiai dalla portiera: vidi che da una parte Facea con mio germano la giovane le carte; E la vecchia dall'altra, senza nessun riguardo, Faceva la vezzosa col discolo Riccardo. Ha così poco sale in capo il fratel mio, Che a sì gentil banchetto volea ci fossi anch'io. Era qui colle incognite, ed ebbe l'ardimento Di farmi dir che ad esse facessi un complimento. Ma io che me ne accorsi, fingendo l'ammalata, Volli nella mia camera star sola e ritirata. Voi attendeva appunto con somma impazïenza. Mi par che del germano sia questa un'insolenza; |
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EMI. |
Or, più che pontigliosa, bramo che siate esperta. È ben che si trastulli, che goda e si diverta. Secondarlo conviene in ogni suo diletto, Finché il disegno nostro conducasi ad effetto. Stiam navigando, e insegna il marinaro accorto, Che bordeggiar conviene, finché si giunga in porto. |
EMI. |
Lo spero; e l'avvocato per questo ho qui condotto. Ei nella sala aspetta; sa tutto il mio progetto, E dalle sue parole assai mi comprometto. Dopo che il Conte è erede, più di dieci avvocati Stan colla bocca aperta attenti e preparati, Aspettando l'incontro di qualche litigante, Per avere la decima anch'essi del contante. Il mio mi ha insinuato quello che far dovremo, Dicendo: In ogni caso alfin litigheremo. |
EMI. |
Con qualcheduno al mondo deve passar la vita. Noi non possiam costringerlo a viver da eremita. Basta che si procuri tenerlo allontanato Da chi con prevenzione può discoprir l'agguato. Temo donna Felicita più che altri in questo mondo; Ella è una donna accorta, che sa pescare a fondo, Che al Conte più d'ogn'altro aprir può l'intelletto. |
Appunto alle mie mani giunse testé un viglietto, Con cui donna Felicita rimprovera il germano, Per avergli spedita un'imbasciata invano. Lo prega istantemente esser da lei per poco, E se da lei non vuole, che le destini un loco. Era a tavola il Conte; la lettera pigliai, Finsi a lui di recarla, la lessi e lacerai. Ho fatto ben? |
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EMI. |
Da questa troppo scaltra pericolosa amante. Anzi sarebbe bene ch'egli s'innamorasse |
EMI. |
Ecco il Conte che viene. |
EMI. |