Carlo Goldoni
Il ricco insidiato

ATTO QUARTO

SCENA SETTIMA   Il Conte Orazio, poi Sandrina

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SCENA SETTIMA

 

Il Conte Orazio, poi Sandrina

 

SAN.

Serva sua; a rallegrarmi sono venuta anch'io.

CON.

Di che vi rallegrate?

SAN.

Ch'è morto il signor zio.

CON.

Grazioso complimento! Quando muore un parente,

Venire a condolersi mi par più conveniente.

SAN.

Se il morto lascia debiti, si sta in malinconia,

Ma quando vi è lo scrigno, la morte è un'allegria.

Per uno o per due giorni si mostra un po' di duolo,

Ma è un mal che passa presto; però me ne consolo.

CON.

Voi siete, a quel ch'io vedo, donna di cuor sincero.

SAN.

Sì certo, a dir son usa in ogn'incontro il vero.

Sandrina è il nome mio. Son povera fanciulla,

Cerco di maritarmi. Di dote non vi è nulla.

Ai miei benefattori raccomandarmi io soglio,

E tutti i nomi loro registrano in un foglio.

Eccolo qui, signore. Ecco i nomi segnati:

Il marchese del Bovolo per sedici ducati,

Il conte Parasole per dodici zecchini,

Per venti il conte Cavolo fra roba e fra quattrini,

La duchessa del Torchio trenta scudi romani,

Quattordici filippi il conte Mangiacani,

Il principe dell'Oca un letto ben fornito,

Il capitan Tempesta un abito guarnito.

CON.

Siete da me venuta, perch'io mi sottoscriva?

SAN.

La somma al mio bisogno ancora non arriva;

E so che vossustrissima può rendermi contenta.

CON.

Segnate il conte Orazio.

SAN.

Per quanto?

CON.

Soldi trenta.

SAN.

Trenta soldi a una giovane della mia qualità?

CON.

Vuol prescriver la somma chi cerca carità?

SAN.

So pur ch'è generoso; so che in questa mattina

Donò liberamente trenta scudi a Pasquina.

CON.

Voi come ciò sapete?

SAN.

Ella colla sua mano

Testé me li ha mostrati.

CON.

Or capisco l'arcano.

Fra voi ve la intendete; questa è l'usanza scaltra:

Quando si fa del bene, una lo dice all'altra.

Poi sfilando bel bello con attestati e lotti,

Andate per le case a caccia di merlotti.

Non è vero, signora?

SAN.

Io vengo onestamente,

Domando il mio bisogno, e non rubo nïente.

Quei che son sottoscritti, non son tanti babbioni.

CON.

Esser anche potrebbero false sottoscrizioni.

SAN.

Signor, mi maraviglio; voi non mi conoscete.

CON.

Vi darò trenta scudi, quando vi sposerete.

SAN.

Gli altri, per dire il vero, non dissero così.

Subito li han pagati. La ricevuta è qui.

Una fanciulla onesta andar non può ogni giorno

A cercar la elemosina ai cavalieri intorno.

Non pratico nessuno; mi preme l'onestà. (sdegnata e sostenuta)

CON.

Dove state di casa?

SAN.

Poco lontan di qua: (in confidenza)

Dietro dello speciale, vicino a quel magnano,

Su della terza scala, nel penultimo piano.

CON.

Posso dunque portarvi i trenta scudi io stesso.

SAN.

Padron, ma non potrebbe darmene dieci adesso?

CON.

Se han da servir per dote, è ben li abbiate insieme.

SAN.

Ho da far una spesa, che subito mi preme...

Una spesa, s'intende, per il mio sposalizio...

CON.

(Per conoscerla meglio vo usare un artifizio). (da sé)

Orsù, mi par che siate giovane di prudenza...

SAN.

S'informi di Sandrina.

CON.

Vi fo una confidenza.

I scudi a voi promessi, quei che a Pasquina ho dato,

Da me sono dovuti in forza di un legato.

È ver che il zio è mancato senza far testamento,

Ma scritto di sua mano lasciò il suo sentimento.

Ed io per gratitudine e per un zelo onesto,

Le sue disposizioni vo' soddisfare in questo.

Nei libri di memorie trovai codesto articolo...

Ma nol dite a nessuno.

SAN.

Oibò, non vi è pericolo.

CON.

Nel scrigno in una borsa vi son scudi dugento

Per dare a due fanciulle nel loro accasamento.

Ma che sian savie e oneste.

SAN.

Oh, in materia di questo,

S'informi. La Sandrina? Lo giuro e lo protesto,

Che nessun possa dire pericolo non c'è.

Non si vede nessuno a capitar da me.

S'ella venir volesse, sì sì, si provi pure:

Ritroverà tre porte, con quattro serrature.

Potrei delle due giovani esser io la primiera?

CON.

E perché no? sentite: tornate innanzi sera.

Ora non posso farlo. Preparerò il danaro.

Quando che lo consegno, vo' che ci sia il notaro.

Avrete i cento scudi, ma non lo sappia alcuno.

SAN.

Oh signor, cosa dice? non parlo con nessuno.

Vuol che si scriva in libro?

CON.

Non voglio ostentazione

Facciam segretamente.

SAN.

Bravissimo; ha ragione.

Tornerò innanzi sera. Per ora io la ringrazio.

Son serva divotissima del signor conte Orazio.

Eh! non pensasse mai... mi sposo domattina.

E non creda ch'io parli. (Voglio avvisar Pasquina!). (da sé, e parte)

 

 

 


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