Carlo Goldoni
Il ricco insidiato

ATTO QUINTO

SCENA UNDICESIMA   Pasquina, Sandrina, il Notaro e i suddetti

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SCENA UNDICESIMA

 

Pasquina, Sandrina, il Notaro e i suddetti.

 

NOT.

Servo del signor Conte. Presentargli degg'io

La moglie e la figliuola del fu suo signor zio.

Queste per testamento son legittime eredi;

Nozze, natali e stato provano queste fedi.

Che sian riconosciute comanda il magistrato,

E alla contessa Livia se gli darà il legato.

LIV.

La sapete la somma?

NOT.

Le assegna un capitale

Di diecimila scudi.

LIV.

(Che dite?) (piano a don Emilio)

EMI.

(Non vi è male). (piano a Livia)

PAS.

Lo scrigno è roba nostra.

SAN.

Nostre sono l'entrate.

PAS.

È nostra è questa casa.

SAN.

E a provvedervi andate.

CON.

Chi siete voi, signore?

PAS.

Io son della famiglia.

SAN.

Io son, se nol sapete... (Son la madre, o la figlia?) (piano al Notaro)

NOT.

(La madre). (piano a Sandrina)

SAN.

Io son la moglie, io son la vostra zia,

E questa che vedete, signore, è figlia mia.

Don Pietro fu mio sposo, fu di Pasquina il padre.

(Dubito sia più vecchia la figlia della madre).

CON.

Udite. (a don Emilio)

EMI.

Fra parenti le liti han da lasciarsi:

La cosa onestamente potrebbe accomodarsi.

Può soddisfar ciascuno la ricca eredità.

Potreste col nipote divider per metà. (a Pasquina e Sandrina)

LIV.

Salvo però il legato.

EMI.

Eh, questo ci s'intende.

NOT.

Invan col testamento divider si pretende.

Tutto di queste donne è il capitale e il frutto.

PAS.

Noi non ci dividiamo.

SAN.

E noi vogliamo tutto.

(Facciam bene la parte?) (piano al Notaro)

NOT.

(Benissimo. Tacete). (piano)

CON.

Prendetevi ogni cosa. Se l'eredi voi siete,

Vano sarà il litigio. Non son sì sfortunato,

Se ricca è mia germana, se ricco è mio cognato.

A voi mi raccomando. Se voi mi abbandonate,

Torno a cadere al fondo delle miserie andate.

Quel provvido governo che aveste nel pensiero

Degli interessi miei, sol per amor sincero,

Cambiate soccorrendomi in amorosa cura,

Per legge d'amicizia, per legge di natura. (a Livia e a don Emilio)

LIV.

Degg'io, quando sia sposa, dipendere da lui.

EMI.

Deve pensar ciascuno agl'interessi sui.

La dote ed il legato non fanno una ricchezza:

Pensar dobbiamo ai figli, pensare alla vecchiezza.

Voi siete un uom di spirito, sano, robusto e ;

Fra l'armi vi consiglio cercar la vostra sorte.

FEL.

(Ingratissima gente!) (da sé)

CON.

Ecco, nel mio destino

Mi abbandona ciascuno. Ah fedel Bigolino,

Tu che sincero e fido dicesti ognor d'amarmi,

Vieni il padron tu stesso a seguitar fra l'armi.

BIG.

Io alla guerra, signore? Domandovi perdono:

Avvezzo, lo sapete, a faticar non sono.

Se andate a militare, io vi darò il buon viaggio;

Mi spiace non potere servirvi d'avvantaggio.

Ecco il sensal, che chiede le robe che ha portate.

 

 

 


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