Carlo Goldoni
Il ricco insidiato

ATTO QUINTO

SCENA DODICESIMA   Raimondo, e i suddetti

Precedente

Successivo

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

SCENA DODICESIMA

 

Raimondo, e i suddetti.

 

RAI.

Le mercanzie, signore. (al Conte)

CON.

Tutte son sequestrate.

Ecco il notar; chiedetegli se sia la verità.

RAI.

Come? (al Notaro)

NOT.

Tutto finora spetta all'eredità.

E quel che pretendete, un vi sarà dato,

Quando lo proverete davanti al magistrato.

RAI.

Testimon Bigolino.

NOT.

Il servitor non prova.

RAI.

Lo dirà il signor Conte.

NOT.

Il testimon non giova.

RAI.

Io sono responsabile. Pagar devo i mercanti.

NOT.

Questa è la ricompensa che mertano i birbanti.

RAI.

Povero me!

CON.

Soffrite, se aveste il reo disegno

D'ingannarmi d'accordo col Servitore indegno.

Tutti mi teser lacci nel mio felice stato;

Io son, reso infelice, da tutti abbandonato.

La germana, il cognato, gli amici, i servitori,

Tutti si son scoperti mendaci insidiatori.

Da voi, donne gentili, posso sperar pietà? (a Rosina e Brigida)

BRI.

Quel che avete dal padre, in che consisterà? (al Conte)

CON.

In pochissime entrate, che non arriveranno

A rendermi di frutto dugento scudi all'anno.

ROS.

Sono pochi davvero. (piano a Brigida)

BRI.

Son pochi veramente. (piano a Rosina)

La signora Contessa non vi darà nïente?

LIV.

Io dovrò in ogni cosa dipender dal marito.

EMI.

Vi consiglio, signora, cercare altro partito. (a Brigida)

CON.

Tace donna Felicita, e di vedere aspetta

Dal perfido destino compir la sua vendetta.

Il danar non mi scordo, però, che mi ha prestato:

Dell'obbligo conservo il foglio lacerato.

E di sudar fra l'armi accetterò il partito,

Finché abbia il suo danaro a lei restituito.

FEL.

Tacqui finor, volendo mirar fino a qual segno

Giunger può degl'ingrati il trattamento indegno.

Della germana vostra, del suo diletto sposo,

Vidi l'amor sincero, vidi il cuor generoso.

Dei servi, degli amici e di un'amante ignota

La fellonia ravviso, l'infedeltà mi è nota.

Pure in faccia di questi, avidi sol dell'oro,

Voi sconoscente, ingrato siete assai più di loro.

Vidi gl'insulti vostri finor con sofferenza,

Ora assai più mi offende la vostra diffidenza.

Credete l'amor mio sì vile e interessato,

Che amar non vi sapessi anche in misero stato?

Qual fui già vi scordaste? o si sospetta e crede

Ch'io il facessi soltanto voi prevedendo erede?

L'amor venga alle prove. Smentisca il cuor maligno

Degli empi innamorati dei beni e dello scrigno.

Conte, voi siete misero, senza speranza alcuna:

Io povera non sono di beni di fortuna.

E se la gratitudine può meritarmi amore,

Vi offro la man di sposa, e vi offerisco il core

CON.

(Oh generoso affetto! oh cuor fido e sincero!

Oh fortunati inganni, che discopriste il vero!) (da sé)

BRI.

Anche la mia Rosina, signora, il prenderà,

E gli darà di dote quel poco che averà. (a donna Felicita)

FEL.

Di una rivale indegna, che più di me si stima,

Il mascherato amore vo' che si scopra in prima.

Galantuomo, venite, e libero parlate. (verso la scena)

 

 

 


Precedente

Successivo

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License