Carlo Goldoni
Il ricco insidiato

ATTO QUINTO

SCENA ULTIMA   Onofrio e detti

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SCENA ULTIMA

 

Onofrio e detti.

 

ONO.

Servo di lor signori.

BRI.

Onofrio, come state?

Venite qui, carino, vo' dirvi una parola.

ONO.

Signor, ve lo confesso, m'ha preso per la gola. (al Conte)

Codesto matrimonio cosa non è per voi.

Son qui, voglio scoprire tutti i difetti suoi.

La vecchia fu bizzarra nella sua prima età

Rosina di chi è figlia, ancora non si sa...

BRI.

Pezzo di disgraziato!

ONO.

Ella è venuta qui,

Sperando di potere...

CON.

Orsù, basta così...

Del cauto mio disegno sono arrivato al punto;

Dal vero la menzogna a separar son giunto.

Ecco, signor notaro, andarvene potete. (al Notaro, dandogli una borsa)

Due zecchini per una voi, femmine, prendete. (a Pasquina e Sandrina)

NOT.

Servo del signor Conte. A lei sono obbligato. (parte)

SAN.

Questi son due zecchini. E i scudi del legato?

CON.

L'arte ha l'arte delusa. Andate immantinente.

SAN.

Due zecchini son pochi; ma meglio che nïente.

LIV.

Che? non è dunque vero?...

CON.

No, non è vero, ingrata;

Per iscoprirvi tutti, la favola ho inventata.

Voi porgete la destra a lei cui deste fede. (a don Emilio)

So che ne siete indegno, ma l'onor mio lo chiede.

EMI.

Al mio dover son pronto.

LIV.

Pazienza. Ecco la mano.

CON.

Scordatevi per sempre d'avermi per germano. (a Livia)

Esci di questa casa, perfido, scellerato,

E in dono ti concedo quel ch'hai finor rubato. (a Bigolino)

BIG.

Signore, è tanto poco...

CON.

Non provocarmi indegno:

Se di clemenza abusi, ti arriverà il mio sdegno. (Bigolino parte)

RAI.

Signor...

CON.

Le robe vostre vi saran consegnate

E a contrattar cogli uomini con onestà imparate.

E tu, mezzano indegno, esci di casa mia.

ONO.

Subito, sì signore. Grazie a vossignoria. (parte)

BRI.

Ehi, signore illustrissimo, sono una poverina:

Non vi fa compassione la povera Rosina?

CON.

Sì, mi fa compassione; son cavaliere umano,

E voglio per suo bene levarvela di mano.

Anderà in un ritiro fra semplici persone,

Fino che il ciel le ispiri la sua risoluzione.

Io le darò la dote, che al stato suo conviene.

Voi non lo meritate, ma il bene è sempre bene.

Eccomi finalmente, grazie al ciel, liberato

Da quelli che mi avevano oppresso e circondato.

Misero me, se a tempo non apria gli occhi al vero,

Mi avriano strascinato al pessimo sentiero.

Ecco come s'insidia in cento modi e cento

Chi ricco è per fortuna dell'oro e dell'argento.

Così son le famiglie in precipizio andate.

Spettatori, apprendete, gradite e perdonate.

 

Fine della Commedia.

 

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