Carlo Goldoni
Il mondo alla roversa

ATTO SECONDO

SCENA OTTAVA   Camera.   Cintia con spada in mano, poi Giacinto

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SCENA OTTAVA

 

Camera.

 

Cintia con spada in mano, poi Giacinto

 

CIN.

La vogliamo vedere. O regnar voglio,

O di tutte le donne è fritto il soglio.

Aut Caesar, aut nihil.

Non mi posso veder compagne intorno,

Che senza il merto mio

Vogliano comandar come fo io.

Ecco Giacinto: o deve

Seguir il mio disegno,

O sarà il primo a sostener mio sdegno.

GIAC.

Cintia, mio amor, mio nume,

Suora di Citerea,

Mia sovrana, mia dea,

Eccomi tutto vostro:

Vi domando perdono, e a voi mi prostro.

CIN.

E ben, siete pentito

D'avermi disgustata?

GIAC.

Mia bellezza adorata,

Tanto pentimmi, e tanto,

Ch'ho lavata la colpa in mar di pianto.

CIN.

Mi amate voi?

GIAC.

Vi adoro.

CIN.

Siete mio?

GIAC.

Vostro sono.

CIN.

Ogni errore passato io vi perdono.

GIAC.

Oh cara! Oh me contento!

Balzar il cor per il piacer mi sento.

CIN.

Ditemi, come state

Di coraggio e bravura?

GIAC.

La gran madre natura

M'ha fatto l'alto onore

Di donarmi un bel volto ed un gran core.

CIN.

Mi piace il paragone.

(S'è bravo com'è bel, sarà un poltrone).

GIAC.

Su, parlate, esponete,

Comandate, imponete:

Armato a' vostri cenni il braccio mio,

Svenerà, se fia d'uopo, il cieco dio.

CIN.

L'impresa che a voi chiedo,

Difficile non è.

GIAC.

Nulla è difficile

A un cuor ch'è tutto facile.

CIN.

Prendete questa spada.

GIAC.

Ecco, l'accetto;

Mi passerò, se lo bramate, il petto.

CIN.

Or di sangue virile io non ho sete.

Voi uccider dovete,

In questa città nostra,

Cento donne, e non più, per parte vostra.

GIAC.

Come! donne svenar?

CIN.

Se voi ciò fate,

Mio sposo alfin sarete,

E meco regnerete; e quando mai

Ricusaste obbedir il mio precetto,

Vi passerò con questa spada il petto.

GIAC.

Eh signora, signora,

Per dirla, non vorrei morire ancora.

CIN.

Dunque che risolvete?

GIAC.

Ci penserò.

CIN.

Dovete

Risolver tosto. O delle donne il sangue,

O rimaner per le mie mani esangue.

GIAC.

Piuttosto che morire,

Con pena io vi rispondo:

Tutte le donne ammazzerò del mondo.

CIN.

Badate non tradir.

GIAC.

Ve n'assicuro.

CIN.

Giurate.

GIAC.

Sulla mia beltà lo giuro.

CIN.

Se sarete fedele,

Se voi m'obbedirete,

Credete a me, non ve ne pentirete.

 

Che cosa son le donne,

Più o meno già si sa.

Ma un certo non so che

Mi par d'aver in me

Che più vi piacerà;

E questa è la mia fede,

La mia sincerità.

La grazia e la bellezza

Si puol equiparar:

Ma quel che più s'apprezza,

Che stentasi a trovar,

È un cuore come il mio,

Che fingere non sa. (parte)

 

 

 


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