Carlo Goldoni
Lo spirito di contradizione

ATTO PRIMO

SCENA PRIMA   Camera con tavolino e sedie.   Rinaldo, Ferrante, Fabrizio, Roberto, Gaudenzio, Foligno, Volpino

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ATTO PRIMO

 

 

SCENA PRIMA

 

Camera con tavolino e sedie.

 

Rinaldo, Ferrante, Fabrizio, Roberto, Gaudenzio, Foligno, Volpino

 

GAU.

Sia ringraziato il cielo. Giust'è ch'io mi consoli,

Per le nozze concluse, coi padri e coi figliuoli.

Alfin, signor Roberto, Camilla è vostra sposa:

Avrà il signor Fabrizio una nuora amorosa.

La figlia vostra alfine sarà contenta anch'ella. (a Ferrando)

Voi piacer sentirete del ben della sorella. (a Rinaldo)

Tutto, per grazia vostra, col mezzo mio si è fatto;

Basta sol che le parti soscrivano il contratto.

Il padre per la figlia prometta in chiare note;

Il fratello si firmi anch'egli per la dote.

Sottoscriva lo sposo a quel che ha già promesso,

E alla manutenzione il genitore anch'esso.

Voi, Volpin, voi, Foligno, servir di testimonio

Potrete alla scrittura del loro matrimonio.

RIN.

Prima di sottoscrivere, parmi saria ben fatto

A Dorotea mia moglie far sentire il contratto.

Che dice il signor padre?

FER.

Per dir la verità,

Farlo ci converrebbe almen per civiltà.

Ma il suo temperamento, che a tutto ognor si oppone,

Dubito non ci venga a porre in confusione.

ROB.

Di grazia, tralasciamo per or codesto uffizio;

A tutti vostra moglie suol contradir per vizio.

Quel che con tanto stento siam giunti a terminare,

Non vorrei che da capo si avesse a principiare.

FAB.

Quello ch'è fatto, è fatto: se vien quella testaccia,

L'opera di due mesi scommetto che ci straccia.

GAU.

Io che per amicizia tanto operai finora,

Dovrei essere esposto a disputare ancora?

Tanto non ho sudato in tempo di mia vita.

No, no, sottoscriviamo; facciamola finita.

RIN.

Dite bene voi altri, che siete fuor d'intrico

Ma io che ci son dentro, so io quel che mi dico.

Se Dorotea lo penetra, se il foglio sottoscrivo

Senza ch'ella lo sappia, affé mi mangia vivo.

Se con piacer di tutti dee terminar l'affare,

Non fate che per questo io m'abbia ad inquietare.

FER.

Penso anch'io veramente, che se dall'ira è invasa,

Avrem con questa donna il diavolo per casa.

Scacciato un servitore senza darlene avviso,

È stata quattro mesi senza guardarmi in viso.

RIN.

Che con voi si riscaldi, sì facile non è;

Ma tutta la tempesta cadrà sopra di me.

Quando non la secondo, fa tutto per dispetto,

E per solito aspetta a tormentarmi in letto.

FER.

Vediam, se fia possibile di far le nozze in pace.

RIN.

Facciamola venire? (a Fabrizio)

FAB.

Fate quel che vi piace.

GAU.

Se a quel che si è concluso la femmina si oppone?

FER.

Di maritar mia figlia non sono io il padrone?

Avere non intendo da lei tal dipendenza;

Facciamola venire per mera convenienza.

RIN.

Volpino.

VOL.

Mi comandi.

RIN.

Avvisa la signora.

VOL.

Subito. (Il matrimonio non si fa più per ora). (parte)

ROB.

Compatite, signori, se dico un'altra cosa:

Perché in tale occasione non far venir la sposa?

FER.

Sarebbe fuor di regola far venir la fanciulla;

Le figlie nel contratto non c'entrano per nulla.

Quando sarà firmato, si lascierà vedere.

RIN.

Ecco qui Dorotea.

FER.

Datele da sedere. (al Servitore, che le prepara una sedia)

 

 

 


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