Carlo Goldoni
Lo spirito di contradizione

ATTO SECONDO

SCENA QUINTA   Gasperina  e Volpino

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SCENA QUINTA

 

Gasperina  e Volpino

 

VOL.

Il padron questa mane per tempo vuol pranzare.

Venite qui, aiutatemi la mensa a preparare.

GAS.

Ben volentier, Volpino. Facciam quel che conviene.

VOL.

Povera Gasperina, mi volete voi bene?

GAS.

S'io non te ne volessi, sempre non cercherei

L'occasione, il pretesto, d'essere dove sei.

VOL.

Senti, quel che ti ho detto, te lo confermo ancora:

Sarò tuo, se lo brami.

GAS.

Per me, non vedo l'ora.

VOL.

L'ho detto al padron vecchio, che mi vuol bene assai,

E a rendermi contento disposto io lo trovai.

GAS.

Alle padrone ancora non dissi il mio pensiero;

Ma quando lo sapranno, saran contente, io spero.

VOL.

La signora Camilla sarà condiscendente;

Quell'altra è che comanda: dirlo conviene a lei.

GAS.

Contraria in questa cosa temerla io non dovrei.

Tutti di lei si lagnano; pare una donna inquieta;

Io con me la ritrovo affabile e discreta.

Il debole conosco, vuol esser secondata;

Ed io sin da principio quest'arte ho praticata.

Col ghiaccio e colla neve, nel verno ancor più crudo,

S'ella mi dice è caldo, rispondole ch'io sudo.

E allor che nell'estate arde la terra e il cielo,

S'ella sostien che è freddo, fingo sentire il gelo.

Così della signora l'animo ho guadagnato;

E ogni favor che ho chiesto, non mi fu mai negato.

Tante volte mi ha detto, che per ricompensarmi

Del mio fedel servigio pensava a collocarmi;

E che se un'occasione il ciel mi concedeva,

Una discreta dote ancor mi prometteva.

VOL.

A lei quando lo dici?

GAS.

Anche oggi, se vuoi.

VOL.

Prepariamo la tavola, che parlerem dopoi. (vanno a pigliare una tavola ch'è indietro, e la tirano innanzi)

GAS.

Se mi cento scudi, parmi una cosa onesta.

VOL.

Sono pochi per altro... Vado a pigliar la cesta. (entra per prendere l'occorrente)

GAS.

Cento scudi in danari, e in mobili altri cento:

Sembrami che Volpino dovrebbe esser contento.

Alfine io son chi sono. Non sposa una canaglia.

VOL.

Cento scudi son pochi. Mettiamo la tovaglia.

GAS.

Ho della biancheria, degli abiti e dell'oro. (mettono le salviette)

Perché cinque salviette?

VOL.

Vi è un forestier con loro.

GAS.

E chi è?

VOL.

Il conte Alessandro.

GAS.

E poi, caro Volpino,

Per me voi non avete a spendere un quattrino.

VOL.

Se vengono figliuoli?

GAS.

Non moriran di fame.

Starà qui il signor Conte?

VOL.

No, in mezzo alle due dame.

GAS.

La posata del vecchio?

VOL.

Mettiamola di qua.

GAS.

Se verranno figliuoli, il ciel provederà.

VOL.

Vado a prendere il pane.

GAS.

No no, Volpino mio,

Voi mettete le sedie; il pan lo prendo io. (parte per il  pane)

VOL.

È ver, tutti consola del ciel la providenza...

Ma vedo che tant'altri perduta han la pazienza... (portando le sedie)

Basta, le voglio bene... Se ho da far lo sproposito,

Meglio è farlo con lei, che è donna di proposito.

GAS.

Se verranno figliuoli, che vengano pur su;

Andrò a servir per balia, guadagnerò di più. (viene colla cesta del pane, e lo distribuisce)

VOL.

Per balia? oh questo poi... Pan fresco?

GAS.

Non ce n'è.

VOL.

Se tu anderai per balia, non servirai per me.

GAS.

Discorrere potremo...

VOL.

Vado a cavare il vino.

GAS.

Vo' dire un'altra cosa; ascoltami, Volpino.

VOL.

So che ha fretta il padrone. Non vo' che si lamenti.

GAS.

Qualcosa mi daranno ancora i miei parenti.

E tu pur, maritandoti, procura che i padroni

Suppliscano alle spese almen delle funzioni.

VOL.

Lo faran volentieri; so che son di buon core.

GAS.

Via, facciamolo presto.

VOL.

Son pronto a tutte l'ore.

 

 

 


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