Carlo Goldoni
Lo spirito di contradizione

ATTO TERZO

SCENA SETTIMA   La Signora Dorotea e detti

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SCENA SETTIMA

 

La Signora Dorotea e detti.

 

DOR.

Serva di lor signori; pregoli di scusare,

Se oggi un po' più del solito mi son fatta aspettare.

Come sta il signor suocero?

FER.

Da vecchio, figlia mia.

DOR.

Vecchio il signor Ferrante? non dica una bugia.

FER.

Pur troppo sulle spalle sento il peso degli anni.

DOR.

Quanti ne avrà?

FER.

Settanta.

DOR.

Dubito che s'inganni.

FER.

Anzi, credo che siano settanta uno.

DOR.

Oibò.

Ella sbaglia di molto.

FER.

Il conto ora vi fo.

Sono venuto al mondo nell'anno ottantasei.

Siam del cinquantasette.

DOR.

Or mi riscalderei.

Se una bugia mi dicono, io presto vado giù.

Voi non potete avere che sessant'anni al più.

Conte, che dite voi?

CON.

Di più non averà.

FER.

(Vuol contradir perfino sulla mia stessa età).

DOR.

Sì, v'intendo, signore, lo so perché volete

Farvi in questa occasione più vecchio che non siete.

Un rimprovero è questo alla mia indiscretezza

Che senza aver riguardo di un uomo alla vecchiezza,

Voglia in sala vederlo dal freddo intirizzire.

FER.

Oh no, figliuola mia, non mi par di patire. (tremando)

 

 

 


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