Carlo Goldoni
Lo spirito di contradizione

ATTO QUARTO

SCENA PRIMA   Camera   La Signora  Dorotea ed il Conte Alessandro

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ATTO QUARTO

 

 

 

SCENA PRIMA

 

Camera

 

La Signora  Dorotea ed il Conte Alessandro

 

DOR.

Conte, non so che dire; se favellare io v'odo,

Sentomi violentata far tutto a vostro modo.

Di perdonare ai servi mi avete insinuato;

Senza aspettar le scuse, io loro ho perdonato.

Col suocero e il consorte voi mi volete amica?

Quello ch'è stato, è stato. Il ciel li benedica.

Piace a voi di Camilla che seguano i sponsali?

Seguano pure; io stessa farò i cerimoniali.

Siete contento ancora? ho da far più? chiedete.

Conosco il vostro merito voi comandar potete.

CON.

Questa bontà di cuore autentica ancor più

La vostra impareggiabile dolcissima virtù;

Non è merito mio sì docile talento,

Ma frutto generoso di un bel temperamento.

DOR.

Eppure irragionevole il mondo mi suppone;

Voi che mi conoscete, voi fatemi ragione.

Ed io che qualche volta posso ancora ingannarmi,

Protesto, in ogni tempo, a voi di riportarmi.

CON.

(Questo è quel che mi basta, ma ancor non ne son certo). (da sé)

Voi avete, signora, un intelletto aperto.

La veritade, il merito distinguere sapete;

Veggo che per modestia dipendere volete.

Ed io corrispondendo a un simile pensiero

Senza riguardo alcuno vi parlerò sincero.

DOR.

(Coll'aiuto del Conte farò valere il voglio). (da sé)

CON.

(S'ella di me si fida, abbasserà l'orgoglio). (da sé)

Permettete, signora, che al suocero e al marito

Mandisi immantinente un cordïale invito.

Vengano assicurati, che voi per secondarli...

DOR.

No, Conte, andate voi piuttosto a ritrovarli.

CON.

Se li facciam venire, la cosa è più decente.

DOR.

Ora non vuò che vengano; ho un'altra cosa in mente.

CON.

Ma voi, signora mia, credo che mi adulate.

Mostrate di rimettervi, e poi mi contrastate?

DOR.

Di grazia, compatitemi per questa volta sola;

Dipenderò in tutt'altro, vi do la mia parola.

Anzi con quel ch'io medito nel mio pensier, vi giuro

Che l'intenzione vostra di soddisfar procuro.

L'opera a far compita il mio cervel lavora.

CON.

Posso saper il modo?

DOR.

Non lo vuò dir per ora.

CON.

Fatemi la finezza.

DOR.

No, Conte, dispensatemi.

Per questa volta sola in libertà lasciatemi.

CON.

Bene: vuò soddisfarvi. Attenderò l'effetto

Del vostro meditato recondito progetto.

Vo a ritrovar gli amici, vo a consolarli tutti,

Della bontade vostra vo ad esibire i frutti.

Verranno qui fra poco Fabrizio e il di lui figlio;

Tutti a voi con affetto rivolgeranno il ciglio.

Camilla sarà lieta; conoscerà da voi

L'esito fortunato ai desideri suoi.

DOR.

Vorrei avere il merito io sol con mia cognata

D'averla a suo piacere servita e consolata.

Farlo non si potrebbe senz'altra dipendenza?

CON.

Devesi in questo caso serbar la convenienza.

L'han da sapere i padri, si han da trovar presenti;

Dee chiudersi il contratto fra amici e fra parenti.

E poi non vi è bisogno che a voi si suggerisca:

Donna non evvi al mondo, che più di voi capisca.

Vado a recar sollecito l'annunzio altrui felice.

Addio, di cuori afflitti bella consolatrice. (parte)

 

 

 


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