Carlo Goldoni
Lo spirito di contradizione

ATTO QUARTO

SCENA TERZA   La Signora Dorotea, poi la Signora Camilla

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SCENA TERZA

 

La Signora Dorotea, poi la Signora Camilla.

 

DOR.

Se tanto questo giovane di Camilla è invaghito,

Crederà, s'io gli parlo, toccare il ciel col dito.

Ma prima ch'egli arrivi, voglio, per farmi grata,

Disporre ad accettarlo il cuor di mia cognata.

Manderò ad invitarla... Eccola appunto sola.

Ehi, signora Camilla, sentite una parola.

CAM.

Cosa mi comandate?

DOR.

Vi compatisco invero,

Se voi mi giudicate volubil di pensiero.

Ma son le circostanze quelle che fan cambiare,

Per voi son la medesima, lo torno a protestare.

E perché voi veggiate s'io parlovi sincera,

Desidero vedervi sposata innanzi sera.

CAM.

Mio padre e mio fratello ponno di me disporre.

DOR.

Quel che si può aver subito, il differir che occorre?

Essi prendono tempo un anno al matrimonio,

La dote a voi promessa mancando al patrimonio;

Io posso coi miei beni la dote anticipare,

E il vostro sposalizio poss'io sollecitare.

CAM.

Ditelo al genitore, ditelo a mio germano.

DOR.

Altrui, quand'io lo dico, parteciparlo è vano.

Voglio aver io l'onore di dire alla brigata:

Signori, consolatevi, Camilla è maritata.

CAM.

Grazie, cognata mia, grazie di un sì gran bene;

Spiacemi che accettarlo per or non mi conviene.

A quel del genitore ho il mio voler soggetto,

Né posso onestamente mancare al mio rispetto.

DOR.

Chiaro manifestate, nel ricusar l'impegno,

Che l'ira vi consiglia, che vi anima lo sdegno;

Dell'odio pertinace or si conosce il frutto,

Ricusando lo sposo per contradirmi in tutto.

Non mi credeva mai trovar nel vostro cuore

Sotto un aspetto docileperfido il livore.

Onde a dispetto anch'io dell'intenzion sincera,

Studierò in avvenire di comparir severa.

CAM.

Ma se un pensierbuono per me nutrite in cuore,

Perché comunicarlo negate al genitore?

Perché al consorte vostro nasconderlo volete?

DOR.

Senza il perché non opero, ma voi non lo saprete.

CAM.

Né io, senza saperlo, l'esibizione accetto.

DOR.

Né io cura mi prendo di chi opera a dispetto.

CAM.

La grazia generosa fate compitamente.

DOR.

Voi favellate invano; o com'io voglio, o niente.

CAM.

Cognata, compatitemi, il ver lo voglio dire,

Par che voi lo facciate alfin di contradire.

DOR.

Già son pagata al solito con i disprezzi e l'onte.

Se fosse qui presente, cosa direbbe il Conte?

Egli che mi conosce, egli che sa il mio cuore,

Formalizzar potrebbesi del mio soverchio amore.

CAM.

Anzi mi persuado che un cavalier onesto,

Il mio dover sapendo, mi loderebbe in questo.

DOR.

Egli de' miei consigli si gloria e si compiace.

CAM.

L'offenderei di questo credendolo capace.

 

 

 


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