Carlo Goldoni
Lo spirito di contradizione

ATTO QUARTO

SCENA QUARTA   Il Signor Roberto e le suddette

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SCENA QUARTA

 

Il Signor Roberto e le suddette.

 

ROB.

Eccomi ai cenni vostri. (a Dorotea)

CAM.

Voi qui, signor Roberto?

DOR.

Ella fra queste soglie non vi aspettava al certo.

Se voi vi lusingate ch'ella d'amor sospiri,

Sono, ve lo protesto, inutili deliri.

E senza più dipendere da un'animaingrata,

Scegliere vi consiglio un'altra innamorata.

ROB.

Possibile, Camilla?...

CAM.

Vi amo, non dubitate.

ROB.

Signora Dorotea, perché mi tormentate?

DOR.

Può darsi ch'io m'inganni, se a torto io vi tormento;

S'ella fedel vi adora, facciam l'esperimento.

Eccomi, vi esibisco sposarvi immantinente;

Mi obbligo a dar io stessa la dote sufficiente.

Pronti due testimoni all'occorrenza abbiamo.

Se siete innamorati, l'affar sollecitiamo.

ROB.

Voi cosa dite? (a Camilla)

CAM.

Io dico, caro Roberto amato,

Che senza i genitori sposarci è a noi vietato.

ROB.

Per verità, ha ragione. (a Dorotea)

DOR.

Avria ragion qualora

Non fossero contenti i genitori ancora.

Ma nozze contrattate da loro unitamente,

Si pon senza di loro concludere al presente.

Noi non facciam che rendere la cosa più sollecita.

ROB.

Questa proposizione non mi rassembra illecita. (a Camilla)

CAM.

Ben, se la cosa è onesta, chiamisi la famiglia.

ROB.

Non dice mal. (a Dorotea)

DOR.

Malissimo vi parla e vi consiglia.

I vostri genitori son due temperamenti

Che litigar vorranno per cose inconcludenti,

E prima che si tornino ad accordarsi, io dubito

Che vi vorran degli anni.

ROB.

Dunque facciamlo subito. (a Camilla)

CAM.

L'onor mio nol consente.

DOR.

Ecco, non ve l'ho detto?

La stimola per voi pochissimo l'affetto,

E simular volendo il gel del proprio cuore,

Mettere sa con arte in campo il genitore.

ROB.

Ah, dubito sia vero.

CAM.

Voi dubitate invano.

DOR.

Creder non lo potete, se negavi la mano. (a Roberto)

ROB.

Adorata Camilla, s'è ver che voi mi amate,

In faccia alla cognata la man non mi negate.

Alfin se il genitore vorrà rimproverarvi,

La nuora, che s'impegna, potrà giustificarvi.

Questa è l'unica volta che l'amor mio vi prega.

Mio non è il vostro cuore, se un tal favor mi niega.

Tremo nel rammentarmi le mie vicende andate;

Consolandomi, o cara, vedrò se voi mi amate.

.

Ah, l'amor mio è sì grande, che in simile cimento

Quello che mi chiedete negar più non consento.

Se l'impazienza vostra mi stimola a tal segno,

Scordomi di me stessa, vi offro la mano in pegno.

ROB.

Felice me!

DOR.

(La sciocca ceder doveva, il so

Io, quanto più mi pregano, tanto più dico no). (da sé)

Via, concludasi dunque. Facciam le cose pronte.

I testimon si chiamino... Ecco opportuno il Conte.

 

 

 


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