ROB.
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Eccomi ai cenni vostri. (a Dorotea)
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CAM.
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Voi qui, signor Roberto?
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DOR.
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Ella fra queste soglie non vi aspettava al certo.
Se voi vi lusingate ch'ella d'amor sospiri,
Sono, ve lo protesto, inutili deliri.
E senza più dipendere da un'anima sì ingrata,
Scegliere vi consiglio un'altra innamorata.
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ROB.
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Possibile, Camilla?...
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CAM.
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Vi amo, non dubitate.
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ROB.
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Signora Dorotea, perché mi tormentate?
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DOR.
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Può darsi ch'io m'inganni, se a torto io vi tormento;
S'ella fedel vi adora, facciam l'esperimento.
Eccomi, vi esibisco sposarvi immantinente;
Mi obbligo a dar io stessa la dote sufficiente.
Pronti due testimoni all'occorrenza abbiamo.
Se siete innamorati, l'affar
sollecitiamo.
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ROB.
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Voi cosa dite? (a Camilla)
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CAM.
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Io dico, caro Roberto amato,
Che senza i genitori sposarci è a noi vietato.
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ROB.
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Per verità, ha ragione. (a Dorotea)
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DOR.
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Avria
ragion qualora
Non fossero contenti i genitori ancora.
Ma nozze contrattate da loro unitamente,
Si pon senza di loro
concludere al presente.
Noi non facciam che rendere la
cosa più sollecita.
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ROB.
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Questa proposizione non mi rassembra
illecita. (a Camilla)
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CAM.
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Ben, se la cosa è onesta, chiamisi
la famiglia.
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ROB.
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Non dice mal. (a Dorotea)
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DOR.
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Malissimo vi parla e vi consiglia.
I vostri genitori son due
temperamenti
Che litigar vorranno per cose inconcludenti,
E prima che si tornino ad accordarsi, io dubito
Che vi vorran degli anni.
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ROB.
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Dunque facciamlo subito.
(a Camilla)
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CAM.
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L'onor mio nol consente.
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DOR.
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Ecco, non ve l'ho detto?
La stimola per voi pochissimo l'affetto,
E simular volendo il gel del proprio cuore,
Mettere sa con arte in campo il genitore.
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ROB.
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Ah, dubito sia vero.
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CAM.
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Voi dubitate invano.
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DOR.
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Creder non lo potete, se negavi la mano. (a Roberto)
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ROB.
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Adorata Camilla, s'è ver che
voi mi amate,
In faccia alla cognata la man non mi negate.
Alfin se il genitore vorrà
rimproverarvi,
La nuora, che s'impegna, potrà giustificarvi.
Questa è l'unica volta che l'amor mio vi prega.
Mio non è il vostro cuore, se un tal favor mi niega.
Tremo nel rammentarmi le mie vicende andate;
Consolandomi, o cara, vedrò se voi mi amate.
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CAM.
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Ah, l'amor mio è sì grande, che in simile cimento
Quello che mi chiedete negar più non consento.
Se l'impazienza vostra mi stimola a tal segno,
Scordomi di me stessa, vi
offro la mano in pegno.
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ROB.
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Felice me!
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DOR.
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(La sciocca ceder doveva, il so
Io, quanto più mi pregano, tanto più dico no). (da sé)
Via, concludasi dunque. Facciam
le cose pronte.
I testimon si chiamino... Ecco
opportuno il Conte.
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