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La Signora Dorotea e il Conte Alessandro
DOR. |
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CON. |
Come! io disprezzarvi? Io, che per l'onor vostro |
DOR. |
Bella sollecitudine per l'onor mio, signore, |
CON. |
Arrossiste a' miei detti? |
DOR. |
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CON. |
Permettete da questo ch'io formi un argomento: Donna saggia qual siete, che la ragion capisce, Quando conosce il torto, si pente ed arrossisce. Peggio per voi, se ai colpi della mia lingua ardente Aveste riserbato l'orecchio indifferente. Se i giusti miei rimproveri a voi recaron duolo, Se punger vi sentite, con voi me ne consolo. Segno egli è manifesto di nobile virtù, Che vuol perfezionarsi nel bene ancora più. |
DOR. |
Ho dei difetti adunque. |
CON. |
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DOR. |
Qual sarà? |
CON. |
La credenza di non averne alcuno. (come sopra) |
DOR. |
Conte, ve lo protesto, se altri ciò mi dicesse, Vorrei che un'altra volta a dirlo non giungesse. Ma voi mi avete vinto lo spirito in tal modo, Che credere mi è forza, se ragionare io v'odo. Ecco ch'io vi ho voluto svelar la verità, Per prova manifesta di mia sincerità: Certa che generoso, che amabile qual siete, Di mia condescendenza giammai vi abuserete; |
CON. |
Sì certo, vi protesto che in me ritroverete Alla ragion lo scudo, quando ragione avrete. E poiché ragionevole vi spero a tutte l'ore, |