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Signora, è supplicata dai due padroni insieme |
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DOR. |
Di' lor che mi perdonino, ora di qui non parto. Se hanno da comandarmi, che vengan nel mio quarto. Conte, poss'io rispondere con maggior civiltà? |
CON. |
Signora, tal risposta di cortesia non sa. Scusatemi di grazia, se il suocero vi aspetta, Negar d'incomodarvi è un po' di superbietta. |
DOR. |
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CON. |
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DOR. |
Non lo sentite? |
CON. |
Avete pur sofferto Di pranzar questa mane col finestrone aperto. |
DOR. |
Io verrò a consolarmi, allor che l'avran fatto. |
CON. |
Per poscia lamentarvi, come faceste in prima, |
DOR. |
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CON. |
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DOR. |
Posso d'intervenirvi lasciar per umiltà. |
CON. |
Signora, in confidenza, questa è un'inciviltà. |
DOR. |
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CON. |
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DOR. |
Leviamoci la maschera. Dunque ragion non è, Se hanno di me bisogno, che vengano da me? |
CON. |
In ciò dite benissimo; se han bisogno di voi, Vengano rispettosi a fare i dover suoi. |
DOR. |
Per obbligo nol fanno? Conte, codesta è buona. Chi son io in questa casa? |
CON. |
Voi pur siete padrona. A voi dalla famiglia si devono gli onori, Voi comandar potete ai vostri servitori. Tutti han da rispettarvi. Ma a dirla in confidenza, Il suocero non ha da voi tal dipendenza. Impugnerei la spada contro chi vi offendesse, Vorrei che tutto il mondo giustizia vi facesse. |
DOR. |
Negar non mi potrete, che cerchino al presente Tutti di contradirmi. |
CON. |
Vel nego apertamente. |
DOR. |
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CON. |
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DOR. |
E il marito? |
CON. |
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DOR. |
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CON. |
Conosco i miei doveri, a voi non contradico. |
DOR. |
Che favellare è il vostro? |
CON. |
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DOR. |
Stolta son io? |
CON. |
Voi stolta? Chi il dice, è un menzognero. Lo dissi e lo ridico, di voi più bella mente Non evvi in tutto il mondo nel secolo presente. Un lucido sublime nell'intelletto avete; Nel cameron vi aspetto a sostener chi siete. Colà smentir faremo chi a torto vi condanna; Chi forma un rio concetto, vedrà quanto s'inganna. Io vi sarò mai sempre d'aiuto e di conforto; Ma, Dorotea carissima, deh non mi fate un torto. Se poco ragionevole vi crede il mondo intero, |
DOR. |
Misera! lo confesso, non so dove mi sia. Che misto artificioso di lode e villania? Io soffrirò gl'insulti? Ma pur soffrir conviene, Fra tanti che m'insultano, chi dice un po' di bene. Peggio per me, se il Conte mi sprezza e non m'aiuta: Senz'un che mi sostenga, lo veggo, io son perduta. |