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DOR. |
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FER. |
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DOR. |
Tre ore? |
RIN. |
Si è mandato |
DOR. |
Chi è venuto a chiamarmi? |
CAM. |
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DOR. |
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FER. |
Egli è da voi venuto, sono tre ore e più. |
DOR. |
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CON. |
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DOR. |
Orsù, non vuò impazzire per cosa che non preme; Eccomi qui venuta con lor signori insieme. Ma mi stupisco bene, che stiano in questo loco Cogli usci spalancati, e senza un po' di foco. |
GAU. |
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DOR. |
Voi che patite il freddo, vi par che abbian ragione? (a Ferrante) |
FER. |
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Mi comandi. |
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FER. |
Apri quel finestrone. |
FER. |
(Mi contento anch'io d'intirizzire). (da sé) |
DOR. |
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CON. |
A quel ch'è vero, non si può contradire. |
DOR. |
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CON. |
Questo che voi mi fate, è un torto manifesto. In faccia a tutto il mondo lo dico e lo protesto: Vi venero, vi apprezzo, e l'occasione aspetto Di far valer per voi la stima ed il rispetto. Signori, perdonatemi, parlo con quanti siete, La sua virtù, il suo merito, ancor non conoscete, |
DOR. |
Il Conte non è stolido; egli può dir chi sono, Può dir con fondamento qual penso e qual ragiono. |
CAM. |
Servirvi io non intendo di falso testimonio. |
DOR. |
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CON. |
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DOR. |
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CON. |
Difendervi prometto, quando ragione avrete. |
DOR. |
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FER. |
Foste dalla ragione lontana, lontanissima. |
RIN. |
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GAU. |
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ROB. |
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CAM. |
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DOR. |
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CON. |
Fatevi in tale incontro coraggio da voi stessa. Veggano il disinganno, conoscano chi siete; Sol che voi lo vogliate, farli smentir potete. |
DOR. |
Come! son fuor del mondo; non so dove mi sia. Un giorno più terribile non ebbi in vita mia. Non so di chi fidarmi; confusa, instupidita, |
CON. |
Su via, signori miei, l'affar sollecitate. Il contratto di nozze ciascun di voi firmate. Questa, che voi credeste nemica della pace, Affabile, cortese ne gode, e si compiace. Accorda del marito non sol la soscrizione, Accorda della dote non sol la promissione; Ma perché si solleciti l'affar senza ritardo, I propri capitali darà senza riguardo, Contenta che dal suocero le siano assicurati Sui beni della casa, uniti o separati. Ella della cognata pronuba si dichiara, A lei veracemente questa famiglia è cara, E chi di contradire ardisce a quel ch'io dico, Mi averà, lo protesto, acerrimo nemico. |
DOR. |
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GAU. |
Animo, miei signori, soscrivano il contratto. |
FER. |
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CON. |
Fermatevi, signori, vuole il dover che innante Prometta e sottoscriva la nuora e la cognata; Ed io non vuò permettere che sia pregiudicata. Favorite, signora, la penna a voi tributo: Scrivete, e a voi dettando, vi servirò d'aiuto. «Io Dorotea Falconi dei beni estradotali Assegno a mia cognata tanti miei capitali, Che arrivino a formare diecimila ducati, Quai dal signor Ferrante mi sono assicurati». (egli detta, e Dorotea scrive) |
DOR. |
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CON. |
A voi, signor Rinaldo, di vostra man firmate, E l'atto della moglie voi pure autenticate. |
RIN. |
Eccomi pronto anch'io. |
CON. |
Soscrivino all'istante Prima il signor Fabrizio, poscia il signor Ferrante. Ecco fatto, ecco fatto. Signor Gaudenzio ed io Siamo i due testimoni; eccovi il nome mio. Mi consolo, signora, che alfin siete la sposa, Della cognata in grazia, affabile, amorosa. (a Camilla) Se i padri si contentano, porgetevi la mano (a Roberto e Camilla) |
FER. |
Io mi contento. |
Io pure. |
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ROB. |
Ecco la destra |
CON. |
Questa benefattrice, che la ragione intende, Del torto che le fate, moltissimo si offende. Ella che ha tanto fatto, desidera ancor questo: Brama colle sue mani formar sì bell'innesto. Signora Dorotea, gradite il dolce invito: Presentate voi stessa la sposa al suo marito. Dal magnanimo cuore l'opera alfin compiuta, Fate la virtù vostra palese e conosciuta. |
DOR. |
Conte, non so che dire, trovomi in tale stato, Ch'io non so ben s'io vegli, o se ho finor sognato, Tanto fuor di me stessa, tanto stordita io sono, Che in tal mia confusione mi perdo e mi abbandono. |
CON. |
Permettete, signora, che or più che mai sincero, Labbro di vero amico vi rappresenti il vero. Voi sognaste finora, sperando un miglior frutto Dall'uso pertinace di contradire a tutto. Presso di tutto il mondo, e fin nel vostro tetto, L'odio vi concitava un simile difetto. Ora che l'arte nostra vi ha l'animo colpito, Che il vostro mal dai segni ci par che sia guarito, Tutti quanti vedete, tutti amici vi sono, Vi amano, vi rispettano, e a voi chiedon perdono. |
FER. |
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RIN. |
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Mi avete edificato. |
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GAU. |
Sono di voi contento. |
CAM. |
Supplico mia cognata del suo compatimento. |
DOR. |
Sì, conosco me stessa, sia sempre ringraziato Il Conte, che con arte alfin mi ha illuminato. Troppa condescendenza mi fe' soverchio ardita, Or le contradizioni m'han punta ed avvilita. Sentendomi da tutti con negative oppressa, Parvemi in uno specchio di ravvisar me stessa. E il duol che mi recava ciascun coi detti sui, Mi fe' capire il duolo ch'io procacciava altrui. Godo del mal sofferto, per riportarne un bene. Quel che per voi ho fatto, è quel che mi conviene. Fate che per mia mano sia l'opera compita: Eccovi al vostro sposo da me medesma unita. Suocero, non temete, Conte, amici, consorte, Mai più contradizioni, mai più sino alla morte. E voglia il ciel che possa con questa mia lezione Guarir qualche altro Spirito di contradizione. Signori miei, se alcuno ne aveste per l'idea Potete l'istoriella narrar di Dorotea. Ma di tali caratteri tutta la terra è piena, E il loro cambiamento è favola da scena. |
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