Carlo Goldoni
Il tutore

ATTO PRIMO

SCENA QUATTORDICESIMA

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SCENA QUATTORDICESIMA

 

Corallina e detti.

 

COR. Signora.

BEAT. Di’ a Rosaura che venga qui subito. Il signor Florindo la vuol salutare.

COR. Sì signora. (Ma! Se vuol mantener la conversazione, ci vuol l’aiuto della figliuola). (da sé, parte)

BEAT. Caro signor Florindo, non abbiate tanta fretta di partire.

FLOR. Quando si tratta di compiacervi, resterò. (siede)

BEAT. Oh, così mi piace. Siete un uomo adorabile. (siede)

FLOR. (Guarda verso la scena)

BEAT. Che cosa guardate?

FLOR. Guardavo... Mi pareva di veder qualcheduno.

BEAT. Badate a me. Come state di cicisbee?

FLOR. Oh, io non ne ho certamente.

BEAT. Ehi! sa il cielo quante ne avete.

FLOR. No davvero, e vi dirò la ragione. Sono in disposizione di prender moglie, e non voglio perdere il credito.

BEAT. Via, da bravo; quando mangiamo questi confetti?

FLOR. Se non trovo nessuna che mi voglia!

BEAT. Non trovate nessuna? Eh furbetto!

FLOR. Ma è così; io non la trovo.

BEAT. Eh, se fosse vero che non l’aveste trovata...

FLOR. Da uomo d’onore, non l’ho trovata.

BEAT. Sentite... Su tal proposito si potrebbe discorrere. (Questo sarebbe un buon negozietto per me). (da sé)

FLOR. (Se parlasse di sua figlia, ci aggiusteremmo presto). (da sé)

BEAT. Per esempio, che cosa vi gradirebbe?

FLOR. Circa a che, signora?

BEAT. Che so io? A dote, a condizione, a età?

FLOR. Ecco la signora Rosaura.

 

 

 


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