Carlo Goldoni
Il tutore

ATTO SECONDO

SCENA SEDICESIMA

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SCENA SEDICESIMA

 

Camera nella casa trovata da Lelio a Castello.

 

Lelio e Corallina

 

COR. Ditemi un poco, signor Lelio, che casa è questa dove noi siamo? Alla padroncina, che è semplice, potete dare ad intendere tutto quel che volete, ma io non credofacilmente. Dove sono queste signore del ritiro? Dove sono le fanciulle in educazione? Dov’è il signor Pantalone, che ci aspettava?

LEL. Corallina mia, ho fatto trattenere Rosaura nell’altra camera colla padrona di questa casa, per aver libertà di parlar con voi che siete una giovane di proposito, che avete più discernimento della vostra padrona.

COR. Parlate pure. (Mi aspetto qualche bella scena). (da sé)

LEL. In poche parole. Questa è una casa di persone mie dipendenti. Casa onorata, di povera ma onesta gente. Io sono invaghito della signora Rosaura, la desidero per moglie.

COR. Oh poter del mondo! che azione è questa? Che tradimento infame! che inganno! che iniquità! Così si assassinano due povere donne? Quella povera innocente precipitata per sempre, ed io infamata col titolo di mezzana?

LEL. Zitto....

COR. Che zitto? Siete un traditore, siete un indegno. Non mi sarei mai figurato un caso simile. Nessuno può intaccare in una minima parte la mia riputazione.

LEL. Ma zitto...

COR. Voglio dire l’animo mio. Voglio che ci mettiate in libertà. Voglio condur via la padrona. Voglio tornare a casa. Dir tutto a vostro padre, per farvi castigar come meritate.

LEL. Non vi riuscirà. Siete nelle mie mani.

COR. Credete voi di farmi paura? Giuro al cielo, non mi conoscete bene. Cane senza legge, senza riputazione. Bella cosa, eh? Condur via una povera ragazza innocente?

LEL. Ma io la voglio sposare.

COR. Perché non dirlo a vostro padre?

LEL. Gliel’ho detto, e me l’ha negata.

COR. Se ve l’ha negata, saprà che non la meritate; siete un discolo, un vagabondo.

LEL. Via, Corallina, ascoltatemi, che sarà meglio per voi.

COR. Non voglio ascoltar niente. Lasciatemi andare, o solleverò il vicinato.

LEL. Corallina, questi sono zecchini, ascoltatemi.

COR. Via, che cosa mi volete dire? (si va calmando)

LEL. Io sono innamorato della signora Rosaura.

COR. Bene, e così?

LEL. Un giovine che ama una ragazza per isposarla, commette alcun mancamento?

COR. Che spropositi! no.

LEL. Se il padre nega al figlio una sposa senza ragione, il figlio non ha motivo d’andar in collera?

COR. Amore... certamente... scalda il sangue.

LEL. Quanti hanno fatto delle pazzie per amore?

COR. Ah! ne ho fatte anch’io qualcheduna.

LEL. Deh, Corallina, compatitemi.

COR. Vi compatisco, ma queste non sono azioni da farsi. Condur via una ragazza con inganno? Con tradimento? E metter in pericolo la mia riputazione! Oh, questa non ve la perdono.

LEL. Corallina mia, compatitemi. Tenete questi dieci zecchini; godeteli per amor mio, ed abbiate compassione di me.

COR. Oh, amore fa far le gran cose!

LEL. Via, teneteli.

COR. Che sì, che li avete tolti a vostro padre? (li prende)

LEL. Egli non me ne , ed io me ne piglio. Cara Corallina, pare a te ch’io non sia degno della signora Rosaura?

COR. Io non dico questo. Siete di egual condizione.

LEL. È vero che ho goduto il mondo finora, ma i giovani col matrimonio si assodano.

COR. Sì, abbiamo degli esempi, che molti si sono assodati.

LEL. Veniamo al fatto.

COR. Oh, qui sta il punto.

LEL. Io era innamorato della signora Rosaura: mio padre mi mette in disperazione d’averla; che cosa doveva io fare?

COR. Ah... basta, è fatta, bisogna rimediarci.

LEL. Se io la sposo, è rimediato ad ogni cosa.

COR. Avete detto nulla alla signora Rosaura?

LEL. No, non ho avuto coraggio. Cara Corallina, diglielo tu.

COR. Sapete ch’ella vi voglia bene?

LEL. Veramente io non lo so.

COR. E v’innamorate solo da voi?

LEL. Così è, sono innamorato.

COR. Di lei, o de’ quattordicimila ducati?

LEL. E se buscassi li quattordicimila ducati, credi tu che non ve ne sarebbe un migliaio per Corallina?

COR. Un migliaio?

LEL. Sì, un migliaio.

COR. Vi prendo in parola.

LEL. Ma Rosaura sarà poi mia?

COR. Lasciate fare a me.

LEL. Come farai?

COR. Niente, con una somma facilità. La signora Rosaura dice presto di sì. Con quattro delle mie parole ve la faccio sposar su due piedi.

LEL. Mi raccomando.

COR. Mandatela qui, e non dubitate.

LEL. (Mai più ho speso il mio denarobene. Quattordicimila ducati: e quando Rosaura è maritata, la tutela è finita). (da sé, parte)

COR. Finalmente io posso sempre dire di essere stata tradita. La padrona mi ha obbligato accompagnar la figliuola. Chi ha da sognare, che un uomo che rapisce una ragazza, si vaglia di me per persuaderla? Dirò che ho gridato in vano, e niuno mi viene a guardare in tasca.

 

 

 


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