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LEONARDO: Costui è d'un carattere che non arrivo ancora a comprendere. Mi dà motivo di sospettare, e poi mi fa talvolta pentire de' miei sospetti. La premura ch'egli ha di veder Giacinta, pare un po' caricata; ma se fosse reo di qualche indegna passione, non ardirebbe di parlar con me come parla, ed esibirsi ad accelerare il contratto con mia sorella.
BRIGIDA: Signore, la mia padrona la riverisce, la ringrazia della sua attenzione, e la supplica di perdono se questa mattina non può ricevere le di lei grazie, perché sta poco bene, ed ha bisogno di riposare.
LEONARDO: È a letto la signora Giacinta?
BRIGIDA: Non è a letto veramente, ma è sdraiata sul canapè. Le duole il capo, e non può sentire a parlare.
LEONARDO: E non mi è permesso di vederla, di riverirla, e di sentire da lei medesima il suo incomodo?
BRIGIDA: Così m'ha detto, e così le dico.
LEONARDO: Bene. Ditele che mi dispiace il suo male, che ne prevedo la causa, e che dal canto mio cercherò di contribuire alla sua salute. (Con isdegno.)
BRIGIDA: Signore, non pensasse mai...
LEONARDO: Andate, e ditele quel che v'ho detto. (Come sopra.)
BRIGIDA: (Ha ragione, per verità, ha ragione. È cieca affatto, e la sua gran virtù se n'è andata in fumo). (Parte.)