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VITTORIA: Serva sua, ben trovate.
VITTORIA: Voi pure siete qui, signora Giacinta?
GIACINTA: Sono venuta anch'io a fare il mio debito.
GIACINTA: (Così mi fossi rotto uno stinco pria di venirci).
COSTANZA: Favoriscano. Ho fatte già le mie scuse colla signora Giacinta; non ho ancora potuto ammobigliar la casa; favoriscano di seder come possono.
GUGLIELMO: Scusi, signora Costanza, se sono venuto io pure ad incomodarla. Mi ha ritrovato a caso per istrada la signora Vittoria, e mi ha obbligato ad accompagnarla.
GIACINTA: (Lo capisco, il perfido! lo capisco).
ROSINA: Anzi mi ha fatto grazia; e sono obbligata di ciò alla signora Vittoria.
GIACINTA: Dite, signora Vittoria, non era con voi il signor Ferdinando?
VITTORIA: Sì, il signor Ferdinando è stato a pranzo da noi. Il signor Guglielmo si compiace poco di favorirmi, ed io, per non venir sola, ho profittato della compagnia del signor Ferdinando.
GIACINTA: E che vuol dire ch'ei vi ha lasciata sola col signor Guglielmo?
GUGLIELMO: Egli è venuto fino alla porta di questa camera.
VITTORIA: Ella parla con me, e volete risponder voi? (A Guglielmo.) E che importa alla signora Giacinta che sia venuto o non venuto il signor Ferdinando?
GIACINTA: M'importa, perché queste signore hanno da presentargli una lettera della signora Sabina.
ROSINA: Sì, certo. Eccola qui; e gliela devo dare in mano propria.
COSTANZA: Anch'io, stando qui, l'ho veduto in sala: non so dove si sia trattenuto.
ROSINA: Sarà in casa; sarà in qualche camera. Io non lo vado a cercare sicuramente.
COSTANZA: (Non vorrei che si divertisse a far parlare quello stolido di Tognino).
GUGLIELMO: La signora Sabina scrive adunque una lettera al signor Ferdinando?
ROSINA: Sì, signore, e l'ha consegnata a me.
GUGLIELMO: Sarà giusto che il signor Ferdinando risponda.
ROSINA: Risponderà, se avrà volontà di rispondere.
GUGLIELMO: Vuole la convenienza, che quando si riceve una lettera, si risponda. (Guardando Giacinta.)
GIACINTA: Bisogna vedere se la lettera merita una risposta.
GUGLIELMO: Qualunque lettera costringe le persone civili a rispondere; molto più se è una lettera onesta, scritta con sincerità e con amore.
GIACINTA: L'amore non è lecito in tutti, e l'onestà si confonde talvolta coll'interesse.
VITTORIA: Per quel ch'io sento, il signor Guglielmo e la signora Giacinta sono bene informati del contenuto di quella lettera.
GUGLIELMO: A tutti è nota la passione della signora Sabina.
GIACINTA: E tutti sanno essere una passione che non merita di essere secondata.
VITTORIA: Questa lettera la sentirei anch'io volentieri. Eccolo, eccolo, il signor Ferdinando.