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FILIPPO: Servo di lor signori. (Tutti si alzano.)
TOGNINO: Oh! padrone, signor Filippo.
TOGNINO: Vuol giocare a bazzica?
FILIPPO: Eh! non mi seccate. Giacinta, con licenza della padrona di casa, avrei bisogno di dirvi una parolina.
COSTANZA: Servitevi come vi piace.
LEONARDO: Scusatemi, signore. Noi siamo qui per fare il nostro dovere colla signora Costanza. Non vi mancherà tempo di parlare alla signora Giacinta. (A Filippo.)
FILIPPO: Ma io, quando ho qualche cosa nel capo, sono impaziente. La signora Costanza è buona, e me lo permetterà.
COSTANZA: Vi torno a dire, signore, accomodatevi come vi piace.
GIACINTA: (Che mai vuol dirmi mio padre? Sono in un'estrema curiosità).
FILIPPO: Se ci favorisce una camera, le dico due parole, e poi torniamo qui a godere della sua amabile compagnia. (A Costanza.)
GIACINTA: Se la ci facesse questo piacere... (A Costanza.)
COSTANZA: Perdonino, le camere sono ancora ingombrate. Se comandano, si ponno servire in sala.
FILIPPO: Sì, sì, tutto comoda; andiamo, andiamo. Con permissione. (Oh io, quando si tratta di far presto, e bene!). (Parte.)
GIACINTA: Con licenza. Ora torno. (Mi trema il core). (Parte.)
FULGENZIO: (Oh! cosa sperate.?). (A Leonardo.)
LEONARDO: (Pochissimo). (A Fulgenzio.) (Ah! Guglielmo vuol essere la mia rovina). (Parte.)
FULGENZIO: (Se fosse mia figlia, o dovrebbe fare a mio modo, o crepare). (Parte.)
TOGNINO: (Voglio andare in cucina a sentir quel che dicono). (Parte.)