Carlo Goldoni
La vedova spiritosa

ATTO PRIMO

SCENA PRIMA   Camera di donna Placida   Donna Placida e donna Luigia

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ATTO PRIMO

 

 

 

SCENA PRIMA

 

Camera di donna Placida

 

Donna Placida e donna Luigia.

 

PLA.

Grazie al cielo, germana, l'anno è di già compito,

Che vedova rimasi in casa del marito.

Supplito per un anno all'uso ed al dovere,

Lasciai le meste soglie, lasciai le spoglie nere.

Padrona di me stessa, ritorno in casa mia;

Con voi, cara Luigia, ritorno in compagnia.

Don Berto nostro zio, che con amor paterno,

Mancati i genitori, di noi preso ha il governo,

Unendo agli altri beni i frutti di mia dote,

Manterrà senz'aggravio la vedova nipote.

LUI.

Don Berto è il più buon uomo che dar si possa al mondo;

Sarebbe lo star seco un vivere giocondo,

Se non avesse intorno due perfide persone,

Un scrocco adulatore e un falso bacchettone.

PLA.

L'un sarà don Anselmo, l'altro don Isidoro.

Lo so che il pover'uomo fa tutto a modo loro.

Pare un destin che sempre un capo di famiglia

Abbia ad aver d'intorno chi male lo consiglia;

Un coll'adulazione, l'altro coll'impostura,

Ciascun per il suo fine dirigerlo procura.

Almen con buona grazia sapesser profittare;

Ma scroccano la mensa, e voglion comandare.

LUI.

Di più quel don Anselmo, uomo da ben stimato,

Di me segretamente io so ch'è innamorato.

PLA.

Ecco il perché ha studiato il perfido impedire

Che in casa io non venissi le trame a discoprire.

Ci sono, e a poco a poco, con arte e discrezione,

Se ne anderanno i tristi, noi sarem le padrone.

LUI.

Sorella, sono stanca di vivere fanciulla,

Se voi non m'aiutate, dal zio non spero nulla.

PLA.

Tanto di maritarvi vi stimola il desio?

LUI.

Quello che l'altre han fatto, bramo di fare anch'io.

Voi pur lo desiaste, e foste consolata,

E spero di vedervi ancor rimaritata.

Se voi fissato avete di star senza marito,

Vedete di trovare per me qualche partito.

PLA.

L'esempio mio non bastavi per sconsigliarvi a farlo?

LUI.

Se incerto è il destin nostro, anch'io vorrei provarlo.

Molte incontrano male, è ver, ma vi rispondo,

Che se temesser tutte, terminerebbe il mondo.

PLA.

Bella ragione invero, per cui le donne tenere

Sagrifican se stesse a pro dell'uman genere.

Pur troppo ho chi m'insidia. Pur troppo intorno a me

Sono gl'insidiatori di libertade in tre.

Evvi don Sigismondo, un cavalier compito,

Che mi serviva ancora vivente mio marito.

Evvi don Fausto amabile, quel celebre avvocato,

Che mi ha contro i cognati la dote assicurato.

Don Ferramondo poi, capitan valoroso,

Insiste più d'ogni altro per essere mio sposo.

Ma ci penserò bene pria di saltare il fosso.

La libertà acquistata vo' conservar, s'io posso.

LUI.

Fate così, sorella; se non vi preme alcuno,

Dei tre che vi vorrebbero, cedetemene uno.

PLA.

Qual vorreste di loro?

LUI.

Per verità non so.

Lasciate ch'io li veda, e poi ci penserò.

PLA.

Tutti han merito grande, ma tutti i tre soggetti

Hanno le lor virtudi, ed hanno i lor difetti.

Il capitano è pieno di spirto e di buon cuore,

Ma facile ad accendersi di sdegno e di furore;

Parla ben, pensa bene il giovane avvocato,

Ma nei ragionamenti è un poco caricato;

E l'altro cavaliere, ricco e di bell'aspetto,

A forti distrazioni spessissimo è soggetto.

Qual dei tre scegliereste?

LUI.

Non sembrami gran fatto,

Che veggasi talvolta un cavalier distratto.

E se l'affettazione anche il legal trasporta,

Quand'egli è un uomo buono l'affettazion che importa?

E in quanto al capitano, che è facile allo sdegno,

Se è saggio ed amoroso, non è d'amore indegno.

PLA.

Sian buoni, sian cattivi, sian belli o siano brutti,

Sorella, a quel ch'io sento, a voi piacciono tutti.

LUI.

Mi sembra onestamente pensar come conviene,

Se trovomi disposta a prender quel che viene.

PLA.

Certo che il matrimonio può pareggiarsi a un lotto.

Chi studia più, sa meno; chi l'indovina, è dotto.

Tante che si hanno scelto lo sposo, innamorate,

Credendo di far bene, rimasero ingannate.

E tante che il marito hanno pigliato a sorte,

Son state fortunate, felici insino a morte.

Pone l'amor sovente alla ragione il velo.

Sempre sarà il migliore quel che destina il cielo.

LUI.

Chi viene a questa volta?

PLA.

Don Fausto, il mio legale,

Che vi par dall'aspetto?

LUI.

Mi par non vi sia male.

PLA.

Spero che gli altri due verranno parimenti

A consolarsi meco ch'io son co' miei parenti.

Andate, ed attendete ch'io ve ne ceda alcuno.

LUI.

(Temo non sia disposta a cedermi nessuno). (da sé e parte)

 

 

 


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