Carlo Goldoni
La vedova spiritosa

ATTO PRIMO

SCENA QUARTA   Don Isidoro e don Anselmo

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SCENA QUARTA

 

Don Isidoro e don Anselmo.

 

ISI.

Buon giorno, don Anselmo.

ANS.

Don Isidoro mio,

Il ciel vi dia quel bene che bramo avere anch'io.

ISI.

Don Berto non si vede?

ANS.

Don Berto, il poveraccio,

Con questa sua nipote si è preso un bell'impaccio.

ISI.

Questa signora vedova intesi dir che sia

Una di quelle donne che fanno economia.

Avvezza col marito ad esser la matrona,

Chi sa che ella non voglia qui pur far da padrona?

ANS.

Per me, ch'ella comandi, poco ci penso, o nulla:

Spiacemi solamente per l'altra, ch'è fanciulla.

Chi ha praticato il mondo, ch'è un consiglierempio,

Non può che alle innocenti servir di mal esempio.

Donna Luigia amabile è una colomba pura.

(Temo per acquistarla perduta ogni mia cura). (da sé)

ISI.

Son da tant'anni avvezzo dispor di questa casa,

Io sono il consigliere, io son mastro di casa,

Comando al cantiniere, comando alla cucina:

Che ora costei venisse a far la dottorina?

Mi spiacerebbe, affé. Noi siam bene avvezzati

Mangiare con don Berto bocconi delicati.

Di tutte le primizie la tavola è ripiena:

Si mangia bene a pranzo, meglio si mangia a cena.

E siam padroni noi più del padrone istesso;

E che costei venisse a comandare adesso?

ANS.

Eh, per mangiar non preme; si piglia quel che viene.

ISI.

Però se vi è del buono, voi vi portate bene.

ANS.

Per la mia bocca facile i ceci anche son buoni.

ISI.

Mi pare che vi piacciano le trute ed i capponi.

ANS.

Se vi son, non li sdegno. Son creati per l'uomo;

Ma basta per nudrirci una radice, un pomo.

Per vivere digiuno avrei forza e virtute,

Del prossimo potendo giovare alla salute.

ISI.

Ecco viene don Berto.

ANS.

Convien discreditare

Costei; non per il sozzo desio di mormorare,

Ma sol perché don Berto scacci la donna pazza,

Che può nel mal costume condurre una ragazza.

ISI.

A voi preme la figlia, a me sol la cucina.

ANS.

Ah, non sapete quanto vaglia un'innocentina.

 

 

 


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