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   Sì
  signor, volentieri, si faccia il suo consiglio. (a don Berto) 
  Per
  altro, perdonatemi, di voi mi maraviglio. (a don Isidoro) 
  È
  ver che in questa casa non vanto autorità; 
  Ma
  si usa colle donne trattar con civiltà. 
  Permettere
  ch'io stia rinchiusa in una stanza 
  Per
  satollar la gola, vi par discreta usanza? 
  Signor,
  spiacemi il dirvi che tai villani amici (a don Berto) 
  Non
  mertano di essere trattati con pernici; 
  Ma
  son de' pari suoi degnissime vivande 
  La
  paglia ed il trifoglio, il frutice e le ghiande. 
  Andrò
  fra pochi giorni a ritirarmi in pace, 
  Potrete
  i vostri beni gittar con chi vi piace, 
  Ma
  almen per carità pensate alla nipote, 
  Di
  cui lasciovvi il padre in man la propria dote. 
  Questi
  che vi circondano, ingordi per costume, 
  Non
  pensan che a se stessi. Il ventre è il loro nume. 
  E
  voi che in soddisfarli siete corrivo e pronto, 
  Dovrete
  al cielo e al mondo del speso render conto. 
  Perdon
  di ciò vi chiedo. (a don Berto) Lo chiedo a voi, signore, 
  Se
  il titolo vi diedi di cuoco o spenditore. 
  Confesso
  che il mio labbro fu inavveduto e sciocco: 
  Vi darò in avvenire il titolo di scrocco. (a don
  Isidoro, e parte) 
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