ANS.
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Ehi, dite, Clementina! (incontrandosi con Clementina)
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CLE.
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Comandi.
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ANS.
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La zitella
Dov'è, che non si vede?
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CLE.
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Sarà con sua sorella.
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ANS.
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Ecco qui, tutto il giorno chiuse, appartate insieme.
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CLE.
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A voi che cosa importa?
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ANS.
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Sa il ciel perché mi preme.
Dite
a donna Luigia, per parte del padrone,
Che venga dal maestro a prender la lezione.
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CLE.
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Il
padron non l'ha detto. Voi che virtù insegnate,
A dire una bugia, signor, mi consigliate?
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ANS.
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Distinguer
non sapete ancor, figliuola mia,
Dai
leciti pretesti l'illecita bugia.
È vero,
anch'io l'insegno quest'ottima morale:
Per
conseguire un bene, non si può fare un male.
Però
nel caso nostro dirle che il zio l'impone,
Non
è mal, se il comando è onesto, e si suppone.
Fate quel ch'io vi dico.
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CLE.
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Signore, in vita mia
Almen
che mi ricordi, non dissi una bugia.
Non
voglio principiare ad avvezzarmi adesso.
Non la dirò per certo.
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ANS.
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Ostinazion del sesso!
Che
sì, che se vi chiedo qual sia la vostra età,
Saprete senza scrupoli negar la verità?
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CLE.
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Che
sì, se vi domando se siete un uom sincero,
Cento bugie mi dite per sostener ch'è vero?
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ANS.
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Posso giurar ch'io sono nemico degl'inganni.
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CLE.
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Come poss'io giurare che son di dodici anni.
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ANS.
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(Costei
può rovinarmi, e mi può far del bene.
Con
doni e benefizi convincerla conviene). (da sé)
Voi
mi credete un tristo: lo soffro e vi perdono;
Venite
qui, vo' farvi conoscere chi sono.
Un
galantuom mi ha dato cento zecchini nuovi,
Perché
una buona giovane da maritar ritrovi.
Si trovan
scarsamente le buone ai giorni nostri:
Se l'occasion trovate, i ruspi sono vostri.
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CLE.
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Signor,
voi condannate cotanto l'impostura.
E poscia mi venite con tal caricatura.
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ANS.
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Voi
non mi conoscete. Il ver dico e ragiono,
E se all'impegno io manco, un mentitore io sono.
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CLE.
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Che
mi diciate il vero, provisi pria dal fatto,
E poi de' miei sospetti mi pento e mi ritratto.
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ANS.
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Trovatevi lo sposo.
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CLE.
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Lo sposo fate il conto
Che
l'abbia ritrovato. Non è lontano. È pronto.
Paoluccio il servitore ha per me dell'affetto.
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ANS.
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Paoluccio
è un ragazzaccio, ma alfine è giovanetto:
La
testa anch'ei col tempo può mettere a partito;
E
poi la buona moglie può fare il buon marito.
Se
ciò vi torna comodo, sposatevi domani,
E il danar fate conto d'averlo nelle mani.
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CLE.
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In
fatti si conosce, e confessar conviene
Ad onta dei maligni, che siete un uom dabbene.
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ANS.
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Non
basta che il diciate così fra voi e me;
Ma
ditelo a chi ardisce pensar quel che non è.
Sappialo
donna Placida, che mal di me si sogna,
Ed
abbiane rimorso, ed abbiane vergogna.
Donna
Luigia il sappia, che ancor di più mi preme;
E
non ci disturbate, se ci vedete insieme.
Anzi a chiamarla andate, che venga alla lezione.
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CLE.
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Subito vado e dico che l'ordina il padrone.
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ANS.
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Bravissima,
e badate di darle da qui innanti
Consigli che non sieno dai miei troppo distanti.
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CLE.
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Le dirò, per esempio, che agli uomini si crede.
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ANS.
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A quei principalmente, qual io, di buona fede.
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CLE.
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E le
dirò, se mai pensasse a maritarsi,
Che un uomo un poco vecchio non è da disprezzarsi.
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ANS.
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Un uom che con prudenza conosca i dover suoi.
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CLE.
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Un uomo, per esempio, che fosse come voi.
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ANS.
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Io
fui lontano sempre dall'essere legato
Ma non si può sapere se il ciel l'ha destinato.
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CLE.
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Quel che destina il cielo, l'uomo fuggir non suole.
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ANS.
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Metteteci voi pure quattro buone parole.
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CLE.
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Lasciate
fare a me. Prima averei operato
Se
la vostra intenzione mi aveste confidato.
So
che voi sposereste la giovane, non già
Per
bassa compiacenza, ma sol per carità.
Ed
io non mi esibisco per i cento zecchini,
Ma perché non si sa quello che il ciel destini. (parte)
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