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Qual sei cresciuto in carne, sei cresciuto in cervello? Dimmi, sei più com'eri da prima, un precipizio? |
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Di lui non mi lamento. Di tutto quel ch'io faccio, suol essere contento; Ma vengono per casa due cari amici sui, Che a tutta la famiglia comandan più di lui. Ei suol la cioccolata pigliare ogni mattina, Ma sia presto o sia tardi, perciò non si tapina. E quei scrocchi insolenti la voglion di buon'ora, E se non è ben carica, san lamentarsi ancora; E tanto all'ingordigia son per costume avvezzi, Che oltre quella che bevono, ne mangiano dei pezzi. Caffè loro non manca, qualor mi sia ordinato, Pur sempre me ne pigliano di quel polverizzato, Ed hanno un ripostiglio d'ogni delizia adorno, Per replicar la dose tre o quattro volte al giorno. È cosa che fa ridere vederli a pranzo e a cena Mangiare a crepa corpo, mangiare a bocca piena. E non contenti ancora, presti allungar le mane, Porsi le frutta in grembo e nelle tasche il pane. Vorrebber mangiar tutto. Han la vivanda in mano, Un occhio al lor vicino, quell'altro al più lontano. Tosto che viene in tavola un piatto, essi con arte Lo girano, se il meglio non è dalla lor parte. Non vogliono che alcuno s'incomodi a trinciare; Essi vonn'esser primi a scegliere e a pigliare. E quando si hanno preso una porzione onesta, Ritornano nel piatto, e mangian quel che resta. Non von che a dar da bere alcun faccia fatica, Vonno dappresso il vino, von bevere all'antica. Bevono molto e spesso, e sempre il vino puro, E due o tre bottiglie le vogliono sicuro, E quando non si portano, arditi le domandano, E colla servitude e gridano, e comandano, |
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Davver me l'ho goduta la descrizion ben fatta Di questi due scrocconi. È veramente esatta. Niente di caricato vi trovo a parer mio, Poiché degli altri simili ne ho conosciuti anch'io. |
PAO. |
Mi pare a qualche segno, mi pare aver veduto Ch'ei l'ami, e che l'amore copra il vecchiaccio astuto. Ma quel che più mi preme, si è che questa mattina Lo vidi a testa a testa parlar con Clementina. |
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PAO. |
Appunto, e non vorrei |
PLA. |
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PAO. |
Eh niente! |
PLA. |
Bricconaccio! ti conosco alla cera. |
PAO. |
Signora, anch'io nel mondo vo' far la mia figura. Non credo che in amore si guardi alla statura. E se la Clementina per sposo mi vorrà, Mi par pel matrimonio di essere in età. |
PLA. |
Sì, ma l'età non basta; vi vuole il fondamento. |
PAO. |
Ambi serviamo; ognuno ha il suo mantenimento. Tanti e tanti si sposano senza far niente al mondo, E pur godono tutti un vivere giocondo. Io servo, e se il padrone con lui non mi vorrà, Perciò non mi confondo. Sarà quel che sarà. |
PLA. |
Quel che sarà, sarà: sposarsi a precipizio. E mi dicesti in prima, che hai fatto più giudizio? Si vede che prudenza nel tuo cervel non vi è; E quella che ti bada, più pazza è ancor di te. Col semplice salario che in due vi guadagnate Se avrete dei figliuoli, come campar sperate? Se mandavi don Berto fuori di queste soglie, Cosa farà Paoluccio colla signora moglie? Ella a far le calzette, ed egli il vagabondo. Oh la bella figura che voi farete al mondo! Briccon, ti fideresti nel volto della sposa? Meriteresti un laccio pensando a sì vil cosa. Cresci in età, ragazzo, fa il fondamento, e poi |
PAO. |
Mi ha detto Clementina, che avrà cento zecchini. |
PLA. |
Come li potrà avere? li semina i quattrini? Cosa può guadagnare? dodici scudi all'anno? O ruba al suo padrone, o medita un inganno. Lascia ch'io parli un poco ad essa in chiare note, Vedrò s'ella t'inganna sul punto della dote. Sarà quel che sarà? Quando è passato il dì, Ti pentirai, meschino, e non dirai così. Gente è nell'anticamera. |
PAO. |
Vedo che il matrimonio per or non fa per me. (parte) |