Carlo Goldoni
La serva amorosa

ATTO TERZO

Scena Decima. Arlecchino, poi Beatrice

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Scena Decima. Arlecchino, poi Beatrice

 

Arlecchino: Adess; tornerò un'altra volta. (mostrando di parlare in sala) Sior padron... Dov'èlo? Sior padron... El contrasto... La creatura ... Sior padron. L'è andà in fumo. (va alla porta) Siora padrona, el padron l'è andà in tel cantaro co la creatura .

Beatrice: Che cosa vai tu dicendo?

Arlecchino: Digo cussì...

Beatrice: Dov è il signor Ottavio?

Arlecchino: Dov èlo el sior Ottavi?

Beatrice: Sarà nell'altra camera a cercar la scrittura.

Arlecchino: Senz'alter el sarà in camera a revéder le scritture.

Beatrice: È chiusa la porta. (picchia) Signor Ottavio, signor Ottavio. Diamine! che è mai questa novità? Non chiude mai. Signor Ottavio. Che sia andato giù della scala? Non crederei. Le scale sono mesi che non le fa.

Arlecchino: El pol esser andà zoso da la fenestra.

Beatrice: Che gli sia venuto qualche accidente?

Arlecchino: Pol esser, per amor della creatura.

Beatrice: Arlecchino, va giù nel pian terreno. Guarda se mai fosse disceso; se fosse venuto il suo figliuolo; se mi ordissero qualche tradimento. Quel giovine non vi è più. Temo di qualche inganno. Va presto, spicciati.

Arlecchino: Vado subito. (parte per la porta segreta)

Beatrice: Io entrerò in quella camera per l'altra porta, di cui ho le chiavi. Misera me! Sono in angustie. Non vorrei ch'egli fosse pericolato. Faccia testamento, e poi crepi, se vuol crepare. (parte)

 


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