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Beatrice: Manco male che ho dato in un uomo facile, pratico del mestiere, e pronto a' ripieghi. Mi ha inteso bastantemente, e rimedierà egli al disordine. Per altro, o sia morto, o stia per morire, mi aveva ben corbellato. La scrittura della dote, ch'egli mi ha fatto dopo il matrimonio, ho paura non sia fatta a dovere, e mi preme di confermarla col testamento.
Lelio: Buona sera, signora madre.
Beatrice: Figliuolo rmio, dove siete stato sinora?
Lelio: A fare all'amore colla signora Rosaura.
Beatrice: Vi ha ella parlato dalla finestra?
Lelio: Non era alla finestra, ma passeggiava per camera. La serva mi ha veduto, e l'ha avvertita ch'io sospirava.
Beatrice: Eh scioccherello! Con quella non vi è da sperare; vi mariterò io.
Lelio: Ho veduto entrare Florindo in casa del signor Pantalone.
Lelio: Sarei rimasto lì ancora; ma l'accidente ha fatto, che dando l'acqua ai fiori, mi hanno bagnato da capo a piedi.
Beatrice: Non ve ne accorgete che vi disprezzano, che si burlano di voi?
Lelio: Eh! giusto! Vorrei dar la buona sera al signor padre, e andarmene a letto.
Beatrice: Avete finito di dargli la buona sera.
Lelio: Perché?
Beatrice: Perché il vecchio sta per morire.
Lelio: Signora madre, quando muore qualcheduno, non si piange?
Beatrice: Sicuro. E bisognerà che anche noi ci mettiamo a piangere.
Lelio: Quando?
Beatrice: Quando verranno le visite a condolersi.
Lelio: Quando ho da piangere, avvisatemi.