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ATTO PRIMO
SCENA TERZA Milord poi Marianna ch'esce dalla camera e chiude l'uscio, tenendo in mano un ricamo
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Milord poi Marianna ch'esce dalla camera e chiude l'uscio, tenendo in mano un ricamo.
MURR. Non avrò mai pace, s'io non arrivo a penetrare gli arcani di questa giovane virtuosa.
MARIAN. Milord. (inchinandosi)
MURR. Buon giorno, Marianna. Che fa la vostra padrona?
MARIAN. È troppo presto, signore. Non è ancora intieramente vestita. E poi sapete il di lei costume: non riceve visite senza una buona copia di testimoni.
MURR. Dove siete diretta presentemente?
MARIAN. Dalla padrona di casa.
MURR. Avete qualche cosa di bello, mi pare.
MARIAN. Sì, signore, è un ricamo.
MARIAN. È opera della mia padrona.
MARIAN. Perché no? Ma non dite a lei d'averlo veduto.
MURR. Sdegna ella che si sappia che si diverte? Il ricamare è tale esercizio, che conviene alle persone di spirito.
MARIAN. Non è per ciò. ma so io quel che dico. Non voglio ch'ella sappia, ch'io ve lo abbia mostrato. Ecco qui: non è ben fatto questo ricamo?
MURR. Perfettamente: ella mostra anche in ciò il suo talento. A che serve questo lavoro?
MARIAN. Non lo vedete? Per un paio di scarpe.
MARIAN. Eh! no, signore. Non hanno da servire per lei. (sospirando)
MURR. Per voi dunque.
MURR. Ma per chi?
MARIAN. Per tutte e due.
MARIAN. Permettetemi che io vi faccia una confidenza. Tiriamoci in qua per amor del cielo, che non mi sentisse. Mi manda dalla padrona di casa, perché mi trovi da vendere questo ricamo. perché (in segretezza) è ridotta a tale, ch'è costretta a vivere col travaglio delle sue mani.
MURR. Oimè! voi mi colpite nell'anima. Perché non si degna di confidarsi meco?
MARIAN. Oh! morirebbe piuttosto.
MURR. Tenete: datele questa borsa.
MARIAN. Non è possibile: non la riceverebbe a verun patto.
MURR. E voi avete cuore di ricusarla?
MARIAN. Ci lascio gli occhi sopra. ma non la posso ricevere.
MURR. E pure sarete costretta a patir con lei.
MARIAN. Pur troppo.
MURR. E siete voi pure sì virtuosa?
MARIAN. Amo tanto la mia padrona, che sfuggo ogni occasione di disgustarla.
MURR. Siete veramente ammirabile.
MARIAN. È il buon esempio, signore, che mi fa essere qualche cosa di buono.
MURR. Facciamo così. Vendete a me quel ricamo.
MARIAN. Volentieri. Basta che non lo diciate.
MURR. Non vi è pericolo. Eccovi per esso quattro ghinee.
MARIAN. Quattro ghinee? Bastano bene quattro scellini.
MURR. Così poco?
MARIAN. È il maggior prezzo che si può sperare.
MURR. Non potreste voi dire d'aver avuto la fortuna di venderlo per quattro ghinee?
MARIAN. Eh! la mia padrona non è sì sciocca.
MURR. Tenetevi il rimanente per voi.
MARIAN. Ah! non posso farlo. (sospirando)
MURR. Non è necessario ch'ella lo sappia.
MARIAN. Credetemi, se avessi questo danaro in tasca, mi troverei sì confusa, che la padrona se ne accorgerebbe senz'altro.
MURR. (Io non ho più trovato una padrona sì amabile ed una serva sì accostumata).
MARIAN. (È una gran tentazione. ma convien resistere).
MURR. Tenete. datemi il resto di una ghinea.
MARIAN. Il resto di una ghinea? Sono dei mesi che io non veggio la stampa delle monete.
MURR. Tenete la ghinea: mi darete il resto.
MURR. Tenete, dico. La virtù, quando eccede, diventa vizio. (un poco alterato)
MARIAN. Via, via, non andate in collera. La cambierò, e vi darò il restante. (prende la ghinea)
MURR. Non siate così rigorosa. (si pone in tasca il ricamo)
MARIAN. Io non lo sarei veramente. ma la padrona mi obbliga, ed io non la vorrei disgustare.
MURR. Possibile ch'ella non voglia cercar la via di uscire da tali angustie?
MARIAN. Io credo ch'ella lo farebbe, se fosse in caso di farlo.
MURR. Sa pure, ch'io ho della stima e dell'amore per lei.
MARIAN. È vero. e so ch'ella ancora ha della stima per voi. Ma parevami che vi amasse più da principio, quando vi spacciaste per il cavaliere Sternold. Dopo che le confidaste di essere milord Murrai, la veggio inquietissima, e non vi nomina che sospirando.
MURR. Sì, allora quando mi scopersi per quel che sono, la vidi impallidire e tremare. Giudicai ch'ella in me condannasse la mia finzione. ma credo di avermi giustificato abbastanza. Un'incognita, in un pubblico albergo, io non sapea se meritasse la mia confidenza. Ho voluto tenermi nascosto, finché ho rilevato il carattere. Quando ho conosciuto la sua virtù, mi sono manifestato, e le ho domandato perdono.
MARIAN. Eppure, non si è mai più da quella volta rasserenata. Io dubito che qualche ragion più forte la tenga oppressa.
MURR. Non saprei. Voi che le siete ognora dappresso, potreste qualche cosa indicarmi. Ma non vi è speranza di poter da voi saper nulla. Non avete mai voluto confidarmi chi ella è. e so che voi lo sapete.
MARIAN. Perché volete ch'io tradisca la mia padrona?
MURR. Chiamate voi tradimento svelare la sua condizione ad un uomo che può fare la sua fortuna? Io stimo peggio il tacere. poiché, s'è degna di me, voi potete darmi il coraggio per dichiararmi, se non merita le mie nozze, la mia amicizia la pregiudica, e non le fa onore.
MARIAN. Voi parlate sì bene, che quasi quasi mi credo in necessità di confidarvi il segreto.
MURR. Via, fatelo che ne resterete contenta.
MARIAN. Se mi potessi fidare che non parlaste...
MURR. Io non credo di meritar da voi questo torto.
MARIAN. Avete ragione. Faccio torto a voi, e alla padrona medesima che per una rigorosa virtù vuol ridursi a morir di fame. Sappiate dunque, ch'ella è di una delle più illustri famiglie di Scozia. Suo padre è stato capitalmente bandito da tutto il regno. Sua madre è morta dal dolore. Hanno confiscato tutti i suoi beni, ed ella per disperazione si è meco sola imbarcata, ed è qua venuta, non con animo di trattenersi, ma di proseguire il cammino. Non so poi, se la mancanza di danaro, o la vostra amicizia, le abbia fatto cangiar pensiere. So che siamo qui da tre mesi. che il primo si è passato assai bene, ed il restante malissimo.
MURR. Si può sapere il nome della famiglia?
MARIAN. Vi dirò ancor questo. ma per amor del cielo!...
MURR. Non dubitate ch'io parli.
MARIAN. Si tratta di tutto. si tratta della sua vita medesima.
MARIAN. Oh cieli! la padrona mi chiama.
MURR. Non mi lasciate in quest'orribile dubbietà.
MARIAN. Vengo, vengo. (verso la porta) Lindana è un nome supposto. Ella è figlia dello sventurato Sterlingh...
MURR. Come?
MARIAN. Sì, del Conte Sterlingh... Vengo, vengo... compatitemi. Vi raccomando la segretezza. (parte)