Carlo Goldoni
Lo scozzese

ATTO SECONDO

SCENA OTTAVA   Lindana e Miledi Alton

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SCENA OTTAVA

 

Lindana e Miledi Alton

 

LIND. Accomodatevi.

MIL. Vo' stare in piedi. Rispondetemi. e non mi negate la verità. Milord Murrai è stato qui da voi qualche volta?

LIND. Che importa a voi di saperlo? Con quale autorità venite voi ad interrogarmi? Sono io processata? Siete voi il mio giudice?

MIL. Comprendo dalla vostra alterezza che voi non mi conoscete. Perché sappiate con qual rispetto dovete parlarmi, vi dirò ch'io sono miledi Alton.

LIND. Io soglio rispettar tutti, chi conosco e chi non conosco. ma non sono avvezza a lasciarmi sopraffar da nessuno.

MIL. Siete voi qualche dama?

LIND. Son chi sono, e non ho alcun debito di manifestar l'esser mio.

MIL. Qualunque voi siate, o promettetemi di rinunziare al cuor di milord Murrai. o ch'io...

LIND. Qual diritto avete voi sul cuore di milord Murrai?

MIL. Quello di una sposa promessa.

LIND. (Oimè! son morta). (si getta a sedere)

MIL. Dal turbamento che vi cagionano le mie parole, conosco che voi l'amate, e che vi lasciaste sedurre da un disleale. Ma sappiate che non vi sarà alcun genere di vendetta, a cui non mi lasci trasportare dal mio sdegno.

LIND. Ebbene! ingegnatevi di vendicarvi... (alzandosi)

MIL. No. prima di armar le mie collere, vo' farvi conoscere ch'io sono ragionevole, umana. Compatisco l'affetto vostro. lo credo innocente. Non essendovi noti gl'impegni di quell'ingrato, vi credeste in libertà di poterlo amare. So che siete in angustie: non vi domando il perché. ma vi esibisco soccorso, protezione, assistenza. Sono ricca bastantemente per potervi assicurare uno stato. Eleggetelo, ed assicuratevi della mia parola.

LIND. Miledi, voi non mi conoscete: non ho bisogno di nulla, e non vendo la mia libertà a verun prezzo.

MIL. Rinunziate dunque agli amori di milord Murrai.

LIND. Se avete ragione sul di lui cuore, fate ch'egli vi renda giustizia. Sopra di me voi non avete autorità veruna per obbligarmi.

MIL. Avrò bastante potere per farvi partir di Londra.

LIND. Non mi persuaderò mai, che in Londra si commettano delle ingiustizie.

MIL. Un'incognita motivo di sospettare.

LIND. La mia condotta mi giustifica bastantemente.

MIL. Bella condotta! una giovane sopra un pubblico albergo tratta e amoreggia con un cavaliere, con un giovane, che non può che disonorarla!

LIND. Milord non è capace di un'azione indegna. Quando egli lo fosse, ho tanta virtù che basta per poterlo far arrossire. E voi pentitevi del rio sospetto, se mi credeste un'avventuriera.

MIL. Dite chi siete, se volete esser rispettata.

LIND. A voi non sono in grado di dirlo.

MIL. Lo saprà Milord.

LIND. No, Milord non lo sa nemmeno.

MIL. Milord non vi conosce, e vi ama? E non arrossite nel dirlo? Può immaginarsi veruno, che un cavaliere ami un'incognita con puro affetto? No, Milord non è stolto. e voi siete in sospetto di mal costume.

LIND. Lo stato in cui presentemente mi trovo, fa ch'io non possa rispondervi come dovrei. Bastivi saper per ora, che il mio sangue non è inferiore del vostro, e che vi supero di gran lunga in tolleranza e in moderazione. (parte, ed entra nella sua camera, e chiude)

 

 

 


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