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SCENA PRIMA
RIG. |
Grazie al cielo, sto bene. Ho ben mangiato; Dopo del desinare ho un po' dormito; Son propriamente refiziato. |
RID. |
Siete, per dirla, un uomicciol compito; Quando in casa da voi si fa baldoria, A me non fassi il generoso invito. Pur di me dovevate aver memoria, |
RIG. |
Vi voleva invitar questa mattina, Ma mi è andato di mente, trar di secoli Qualche volta mi suol la Giuseppina. Per quanto serio attentamente i' specoli Per conoscere il cor di quella donna, Non arrivo a capirlo in dieci secoli. A me talora, come a sua colonna, Par ch'ella pensi; e poi se dolcemente |
RID. |
Maestro mio, dirò sinceramente E con vera amistà quel che mi pare Intorno ai grilli della vostra mente. La peggior cosa che possiate fare Contro il vostro interesse, è il far l'amore Colle vostre dolcissime scolare. Prima di tutto il loro precettore Non lo stimano più. Rende l'affetto L'alterigia del sesso ancor maggiore. O non fanno niente, o per dispetto Fanno le cose, e il maestro innamorato Non può, non sa correggere il difetto. E se talvolta per lo zelo irato, Colle scolare a taroccar si mette, Corre periglio d'esser malmenato. E invece di ritrar dalle civette L'util corrispondente alla fatica, E l'unguento e le pezze vi rimette. Amico mio, non fate che si dica, |
RIG. |
Dite ben, dite ben; vi do parola, Che tutte le terrò in soggezione; Altra non voglio amar che questa sola. Anzi per dirvi la mia intenzione, |
RID. |
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RIG. |
È sì amorosa |
RID. |
Godo ancor io del vostro ben venturo; |
RIG. |
Ci avrei pensato; ma è cotanto strana, Che albero non ritrova che l'appicchi, E si cambia d'umore ogni semmana. E poi sapete come noi siam ricchi! Per maritarsi com'ella vorria, Ci vuol altro che dir chicchi bichicchi, Ci vogliono de' giuli; e in casa mia |
RID. |
Fatemi grazia. Intesi dir, mi pare, Che certa dote le lasciò uno zio, Per quando si volesse accompagnare. |
RIG. |
Chi vi ha detto tal cosa? |
RID. |
La sepp'io Dal notaro, che ha fatto il testamento. |
RIG. |
(Maladetto notar nemico mio!) (da sé) Ella non è per or di sentimento Di voler maritarsi. |
RID. |
Ed io sospetto Sia vicino di lei l'accasamento. |
RIG. |
Qualche briccon, qualche birbante aspetto Se le metta d'intorno; se lo scopro, Voglio farlo pentir, ve lo prometto. Sono degli anni che l'ingegno adopro, Perché la suora mia da me non vada, E con ragion l'intenzione scopro. Ora se ciò per mio malanno accada, Se la seduce tristamente alcuno, Di rovinarlo troverò la strada. Voi, Ridolfo, potreste più d'ognuno |
RID. |
Io l'avrei da saper più di nessuno. Fidatevi di me, che ad ogni patto Tutto vi narrerò quel che succede (Dopo che il matrimonio sarà fatto). (da sé) |
RIG. |
Mancherebbemi ancor questa mercede: Che mi portasse via la mia germana Quel di cui fu lasciata unica erede. Ma se correr anch'essa alla quintana Nella giostra d'amor volesse un giorno, Interromper la lizza è cosa vana. Quando una donna s'è ficcato intorno Il desio d'una cosa, nol dismette, Se tu la cacci a roventare in forno. In ogni caso, se il destin permette Che Giuseppina sposa mia divenga, Uno stato miglior mi si promette. Oltre l'amor, vuol che a costei m'attenga L'interesse medesmo, e ch'usi ogn'arte, Perché l'assenso dal suo cor si ottenga. Le scolare e i scolari in varia parte Andranno poscia a esercitare il ballo, Ed i' avrò del danar la maggior parte. Restand'io qui qual general nel vallo, Mando al foraggio i miei commilitoni A spogliare l'Ispano, il Prusso, o il Gallo; Ché oggi l'Italia e l'estere nazioni Pagano le ballate a peso d'oro, E han fortuna perfino i bertuccioni. |