FABR.
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Signor
notaro, a replicar non torno
Quel
che vi dissi. Quella è la fanciulla:
Eccovi
i testimoni intorno intorno.
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RIG.
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È
giovinetta, ed il cervel le frulla:
Quando
non vuol ballar, non sa ballare.
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NOT.
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Questa
ragion non contasi per nulla.
Prima
di tutto si ha a depositare
Il
danaro che a voi diè l'impresario,
Quando
alle Stinche non vogliate andare.
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RIG.
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In
prigione un par mio? Qualche falsario
Vi
credete ch'io sia? Ecco, signore,
La
porzïon ch'ebb'io dell'onorario. (dà una borsa)
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NOT.
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Ed
il resto dov'è?
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RIG.
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L'ebbe
il sensale.
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NOT.
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Favorisca
il danar che s'è pigliato.
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RID.
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Eccolo,
glielo rendo tale e quale.
(Era
questo danaro destinato
Malamente
a perir, noi l'abbiam reso
E
in peggior mani delle nostre è andato). (da sé)
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RIG.
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Voglio
dalla giustizia essere inteso.
Sufficiente
è la donna, ed io pretendo
Essere
a torto nell'onore offeso. (al Notaro)
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NOT.
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Un
processo verbal formare intendo.
Sentirò
quel che dicono gli astanti:
La
verità dai testimoni attendo.
E
voi, monsieur, levatevi dinanti
Dal
loro aspetto; e tornerete poi,
Quando
avrò esaminati tutti quanti.
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RIG.
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Faccia
pur la giustizia i dover suoi
(I
miei scolari non saranmi avversi). (da sé)
Figliuoli
miei, mi raccomando a voi. (via)
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NOT.
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Confessatemi
il ver, se può sapersi.
Siete
brava nel ballo? (a Felicita)
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FELIC.
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In
verità,
L'impresario
i danari avria mal persi.
Domandatelo
a tutti, ognuno il sa;
Anzi
quel ben che ho ricusato innante,
Vi
domando, signor, per carità. (a don Fabrizio)
Ora
che Rigadon reso ha il contante,
Or
che non resta al dorso mio tal peso,
Conducetemi
a far la commediante.
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FABR.
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Ben
volentieri. E voi che avete inteso (al Notaro)
Il
suo desire e il mio cortese assenso,
Fate
che l'atto sia fra noi disteso.
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NOT.
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Registro
il patto, e poi farollo estenso. (scrive)
Siate
voi testimoni del contratto.
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MAD.
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Io
vi oppongo, signore, il mio dissenso.
La
scritta in pria col mio germano ha fatto:
Dee
mantenerla.
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NOT.
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Se
ballar non vuole,
È
il volerla forzar pensier da matto.
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ROSAL.
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Signor
notaro, ascolti due parole:
Noi
siamo amanti, e ci vorrem far sposi.
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NOT.
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Vi
concedano i dei salute e prole.
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FILIP.
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Filippino
son io degli Acetosi.
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ROSAL.
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Io
Rosalba dal Cedro.
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NOT.
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Testimoni
(scrive)
Siate
voi tutti dei nodi amorosi.
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CARL.
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Signor,
giacché si fanno i matrimoni,
Stipulate
anche questo fra di noi:
Io
mi chiamo Carlino dei Petroni.
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ROS.
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Io
Rosina Latuca.
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NOT.
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Ancora
voi
Registrati
sarete al taccuino;
E
le scritture si faran dappoi.
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GIUS.
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Conte,
noi che facciam?
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CON.
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Se
amor bambino
Mi
concede goder la vostra mano,
Io
non posso sperar miglior destino.
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GIUS.
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A
cotanta bontà resisto invano.
Scriva,
signor notar; registri il nodo:
Giuseppina
Aretusi e il conte Alfano.
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NOT.
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Viva
Imeneo! da galantuom la godo.
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MAD.
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Che
novità, che impertinenza è questa?
Voi
mi fareste delirar sul sodo.
Parvi
cosa decente e cosa onesta
Far
il ballo d'amore in casa mia,
E
ch'io non abbia a principiar la festa?
Troppa
del mio decoro ho gelosia;
Non
lo voglio soffrire a verun patto:
Maritare
mi vo' d'ogn'altro in pria.
Scriva,
signor notaro, il mio contratto:
Io
madama Sciormand per sposo accetto
Il
mio caro Ridolfo Scaccomatto.
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RID.
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Ed
io madama di sposar prometto,
Colla
condizïone della dote.
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MAD.
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Per
la dote lo fai?
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RID.
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No,
per affetto.
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NOT.
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Per
far quel che convien, prese ho le note.
Venga
il maestro pur, se venir vuole
(Si
stupirà delle avventure ignote). (da sé)
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