Carlo Goldoni
La scuola di ballo

ATTO QUINTO

SCENA NONA   Don Fabrizio, un Notaro e detti.

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SCENA NONA

 

Don Fabrizio, un Notaro e detti.

 

FABR.

Signor notaro, a replicar non torno

Quel che vi dissi. Quella è la fanciulla:

Eccovi i testimoni intorno intorno.

RIG.

È giovinetta, ed il cervel le frulla:

Quando non vuol ballar, non sa ballare.

NOT.

Questa ragion non contasi per nulla.

Prima di tutto si ha a depositare

Il danaro che a voi diè l'impresario,

Quando alle Stinche non vogliate andare.

RIG.

In prigione un par mio? Qualche falsario

Vi credete ch'io sia? Ecco, signore,

La porzïon ch'ebb'io dell'onorario. ( una borsa)

NOT.

Ed il resto dov'è?

RIG.

L'ebbe il sensale.

NOT.

Favorisca il danar che s'è pigliato.

RID.

Eccolo, glielo rendo tale e quale.

(Era questo danaro destinato

Malamente a perir, noi l'abbiam reso

E in peggior mani delle nostre è andato). (da sé)

RIG.

Voglio dalla giustizia essere inteso.

Sufficiente è la donna, ed io pretendo

Essere a torto nell'onore offeso. (al Notaro)

NOT.

Un processo verbal formare intendo.

Sentirò quel che dicono gli astanti:

La verità dai testimoni attendo.

E voi, monsieur, levatevi dinanti

Dal loro aspetto; e tornerete poi,

Quando avrò esaminati tutti quanti.

RIG.

Faccia pur la giustizia i dover suoi

(I miei scolari non saranmi avversi). (da sé)

Figliuoli miei, mi raccomando a voi. (via)

NOT.

Confessatemi il ver, se può sapersi.

Siete brava nel ballo? (a Felicita)

FELIC.

In verità,

L'impresario i danari avria mal persi.

Domandatelo a tutti, ognuno il sa;

Anzi quel ben che ho ricusato innante,

Vi domando, signor, per carità. (a don Fabrizio)

Ora che Rigadon reso ha il contante,

Or che non resta al dorso mio tal peso,

Conducetemi a far la commediante.

FABR.

Ben volentieri. E voi che avete inteso (al Notaro)

Il suo desire e il mio cortese assenso,

Fate che l'atto sia fra noi disteso.

NOT.

Registro il patto, e poi farollo estenso. (scrive)

Siate voi testimoni del contratto.

MAD.

Io vi oppongo, signore, il mio dissenso.

La scritta in pria col mio germano ha fatto:

Dee mantenerla.

NOT.

Se ballar non vuole,

È il volerla forzar pensier da matto.

ROSAL.

Signor notaro, ascolti due parole:

Noi siamo amanti, e ci vorrem far sposi.

NOT.

Vi i dei salute e prole.

FILIP.

Filippino son io degli Acetosi.

ROSAL.

Io Rosalba dal Cedro.

NOT.

Testimoni (scrive)

Siate voi tutti dei nodi amorosi.

CARL.

Signor, giacché si fanno i matrimoni,

Stipulate anche questo fra di noi:

Io mi chiamo Carlino dei Petroni.

ROS.

Io Rosina Latuca.

NOT.

Ancora voi

Registrati sarete al taccuino;

E le scritture si faran dappoi.

GIUS.

Conte, noi che facciam?

CON.

Se amor bambino

Mi concede goder la vostra mano,

Io non posso sperar miglior destino.

GIUS.

A cotanta bontà resisto invano.

Scriva, signor notar; registri il nodo:

Giuseppina Aretusi e il conte Alfano.

NOT.

Viva Imeneo! da galantuom la godo.

MAD.

Che novità, che impertinenza è questa?

Voi mi fareste delirar sul sodo.

Parvi cosa decente e cosa onesta

Far il ballo d'amore in casa mia,

E ch'io non abbia a principiar la festa?

Troppa del mio decoro ho gelosia;

Non lo voglio soffrire a verun patto:

Maritare mi vo' d'ogn'altro in pria.

Scriva, signor notaro, il mio contratto:

Io madama Sciormand per sposo accetto

Il mio caro Ridolfo Scaccomatto.

RID.

Ed io madama di sposar prometto,

Colla condizïone della dote.

MAD.

Per la dote lo fai?

RID.

No, per affetto.

NOT.

Per far quel che convien, prese ho le note.

Venga il maestro pur, se venir vuole

(Si stupirà delle avventure ignote). (da sé)

 

 

 


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