RIG.
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Fatte
si sono delle gran parole:
Questo
processo è terminato ancora?
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NOT.
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Venga
il signor maestro, e si console:
Si
son fatte gran cose in men d'un'ora.
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RIG.
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Quel
che ne risultò si può sapere?
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NOT.
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Con
buona grazia, lo saprete or ora. (via)
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RIG.
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Qual
debb'essere il fin, mi par vedere.
I
cento scudi rimarran per lui,
E
noi potremo grattarci il sedere. (a Ridolfoi)
Pazzo
davvero a consegnarli io fui.
Venite
qua, signora impertinente: (a Felicita)
Ballate
un poco in faccia di costui. (vuol sonare)
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FELIC.
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Signor
maestro, serva riverente.
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RIG.
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Dove
andate?
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FELIC.
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A
Pistoia.
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RIG.
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Ed
a che fare?
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FELIC.
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A
recitar delle commedie a mente.
So
che buona non sono per ballare:
Farò
la commediante, e il mio maestro
Sulle
mie spalle non potrà mangiare. (via)
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FABR.
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Voi
siete un uomo valoroso e destro;
Ma
usar la frode nei contratti suoi
Qualche
fiata merita un capestro. (via)
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RIG.
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Che
il diavol se li porti, e se l'ingoi:
Poco
ho perduto a perdere la nescia:
Alzatevi,
Rosalba, tocca a voi. (col violino tocca)
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ROSAL.
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S'ella
è andata a Pistoia, ed io vo a Pescia.
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RIG.
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Come
sarebbe a dir?
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ROSAL.
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Con
Filippino
Testé
ci siamo coniugati in prescia.
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RIG.
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A
me un tale sopruso? Oh me meschino!
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FILIP.
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Noi
andiamo a cercar nostra ventura.
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ROSAL.
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E
al maestro facciamo un bell'inchino. (via con Filippino)
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RIG.
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A
che serve, a che val la mia scrittura?
Se
la fanno vedere al tribunale,
Per
collusion si revoca a drittura.
Vi
è quest'altra ragazza: manco male. (accennando Rosina)
Rosina,
fondo in voi la mia speranza;
Della
vostra bontà fo capitale:
Su
via, venite a principiar la danza. (tocca il violino)
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ROS.
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Risparmïate
meco la fatica:
Ho
del tempo a ballar, che me ne avanza.
Giust'è
che a voi la verità si dica:
Vado
col mio Carlino in Alemagna;
Io
vi saluto, e il ciel vi benedica. (via)
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CARL.
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Compatite,
signor, se la lasagna
Vi
è cascata di bocca. Chi vuol troppo,
Essere
scorbacchiato si guadagna. (via)
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RIG.
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Vattene
a satanasso di galoppo;
Ballar
ti faccia al suon delle catene
Una
giga infernal col diavol zoppo.
Ma
dagl'ingrati che sperar conviene?
Basta
non mi abbandoni Giuseppina,
Ch'è
meco obbediente, e mi vuol bene.
Via,
venite a ballar, la mia regina. (suona)
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CON.
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Questa,
che di virtude ha il core adorno,
A
uno stato migliore il ciel destina.
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GIUS.
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Lo
star qui vosco reputai mio scorno:
Mosso
il Conte a pietà de' casi miei,
Diemmi
il core e la destra in sì bel giorno.
Non
poteano soffrire i giusti dei
Di
un scostumato precettore ingordo
Le
massime scorrette e i pensier rei.
Lasciovi
nel partir questo ricordo:
Se
bramate del ben, fate del bene,
Ché
l'inferno ed il ciel non van d'accordo. (via)
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CON.
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Un'altra
cosa aggiunger mi conviene:
Lamentarvi
di ciò non siate ardito
Ché
pagherete dell'ardir le pene. (via)
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RIG.
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Resto
nell'interesse e in cor ferito,
E
non ho da parlar? che dite voi?
Parvi
che sia ridotto a mal partito? (a Madama)
Un
balletto formar possiam fra noi.
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MAD.
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Con
Ridolfo la danza a far mi appresto;
Egli
la suona cogli affetti suoi.
L'anno
della Befana è giunto presto:
Questi
è il consorte mio, se nol sapete;
Io
vi saluto, ed ei vi dica il resto. (via)
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RID.
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Il
resto che ho da dir, lo prevedete:
Preparate
la dote alla germana,
Altrimenti
per forza la darete. (via)
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RIG.
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Oh
caso inaspettato! oh sorte strana!
Mi
abbandonano tutti. Or da me solo
Suonar
posso e cantar la chiarenzana.
Fortuna
non si speri aver con dolo;
Chi
semina fra i sterpi, il prun ricoglie.
Non
produce cornacchia l'uscignolo.
Chi
cerca d'arricchir coll'altrui spoglie,
Rimane
al fin del ballo scorbacchiato:
Come
fa il ballerin fra queste soglie.
O
voi che avete l'animo inclinato
Al
sentier di virtù, ch'è di voi degno,
Ridete
del Maestro corbellato;
E
date a noi d'aggradimento un segno.
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