Carlo Goldoni
La scuola moderna

ATTO PRIMO

SCENA TERZA

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SCENA TERZA

 

BELFIORE e DRUSILLA

 

BELF.

Or dunque che siam soli,

Bella maestra mia, voglio spiegarmi:

Vi dirò cosa avete ad insegnarmi.

DRUS.

Dica pur, mio signore.

BELF.

Vuò che voi m'insegnate a far l'amore.

DRUS.

Eh, che voi ne saprete

Forse assai più di me. Foste ammogliato.

BELF.

Ho già disimparato.

Dieci anni son che vedovo son io,

E bench'io senta incanutir le chiome,

Vorrei ricominciar, ma non so come.

DRUS.

(Se incanutito è il crin, verde è la borsa).

Buon per me, buon per me!

Ma piano un poco.

Impegnato non siete con Rosmira,

Di Dorisbe nipote?

BELF.

Io non la voglio.

Giovine? capricciosa? oibò, che imbroglio!

DRUS.

Caro signor Belfiore,

Voi siete appunto un fior. Siete alla ciera

Un fior di primavera,

E con un buon governo

Goderete l'estate in mezzo al verno.

Se volete imparar a far l'amore,

Siete a tempo, signore;

Il punto sta, che per un tal bisogno

So ch'io buona non sono, e mi vergogno.

BELF.

Vergognarvi di che? Cara, non voglio,

Intendiamoci ben...

DRUS.

Come?...

BELF.

Vuò dire...

DRUS.

Che cosa?...

BELF.

Il desir mio...

DRUS.

Sarebbe...

BELF.

Sì... ma mi vergogno anch'io.

DRUS.

Eh v'intendo, v'intendo.

So che volete dire, ah furbacchiotto!

Parete un giovinotto,

Siete robusto e saldo;

Mi fate venir caldo.

Perché siete vecchietto,

Voi mi piacete più:

Io non posso veder la gioventù.

BELF.

Da vero? mi burlate?

DRUS.

Da vero, da verone.

Che vale un chiacchiarone?

Un uom senza giudizio?

Passato quel capriccio,

Vi resta il pentimento.

Per me così la sento.

Solo è il mio cor della vecchiezza amico,

E i giovinotti non li stimo un fico.

 

Io li vedo a tutte l'ore,

Tutti ricci e incipriati,

Far la ronda alle signore,

Far con esse i spasimati,

Ma che cavino un quattrino

Dall'afflitto borsellino

Lo credete? oh questo no.

Se vogliamo de' sospiri,

Gran promesse e gran parole,

Lor ne danno a chi ne vuole,

Ma regali non si può. (parte)

 

 

 


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