Carlo Goldoni
La scuola moderna

ATTO SECONDO

SCENA QUINTA

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SCENA QUINTA

 

LAURETTA e detti, poi NINETTA

 

LAUR.

Eccomi a' vostri cenni.

DRUS.

Cara la mia Lauretta,

Cantatemi un'arietta:

Su via, fatevi onore

Alla presenza del signor Belfiore.

BELF.

Sì, la mia ragazzotta,

Cantate con bravura.

DRUS.

Che poi vi donerà qualche freddura.

LAUR.

Signore, io non ne so;

Farò quel che potrò.

Professora non son, ma dilettante,

E sono principiante.

E poi farò con voi la scusa usata:

Io non posso cantar, son raffreddata.

 

Lungi da questo core,

Barbaro ingrato amore;

Fuggo gli acuti strali,

Pace sol bramo al cor.

So che l'amor tiranno

Solo è cagion d'affanno;

No, che provar non voglio

D'un barbaro il rigor.

 

BELF.

Brava, brava, fanciulla!

Vi vorrei regalar, ma non ho nulla.

LAUR.

Signor, io vi ringrazio.

Per or mi basta d'essere lodata;

Ma quando sarò grande,

Vorrò esser al certo ben pagata.

BELF.

Canta assai di buon gusto;

Con il tempo farà di gran fortune.

DRUS.

Eh signor, con il canto

Può far poca fortuna:

Se non avrà bel viso,

Se non sarà vezzosa ed avvenente,

Tutta la sua virtù non varrà niente.

BELF.

E questa piccinina

Che cosa vien a far?

DRUS.

Canta ancor ella,

Ed ha spirito molto.

BELF.

Oh questa è bella!

NIN.

Son qua; che mi comanda

La signora maestra?

DRUS.

Io bramerei

Che mi diceste un'aria

Col suo recitativo.

NIN.

Volentieri.

Io non sono di quelle

Che si fanno pregar; sappia o non sappia,

Sol d'obbedir mi vanto.

Voi volete che canti? ed io vi canto.

BELF.

Oh che spirto! oh che spirto!

Canta anch'essa il contralto?

NIN.

Io son soprana,

Per servirla, signor.

BELF.

Pare una rana.

DRUS.

Animo, in positura.

NIN.

Eccomi pronta a far la mia figura.

Idolo mio diletto,

Ardo per te d'affetto;

Per te, dolce tesoro,

Penso, languisco e moro.

Ahimè! così tiranno,

Tu non curi il mio duol, sprezzi l'affanno?

Ma vanne, alma crudele,

Va tra le belve ircane,

Furia, barbaro, cane.

Stelle, chi mi conforta?

Ahi che pena! che duolo! ahimè, son morta.

Ma qual morte è la mia?

Morir per un amante è gran pazzia.

Meglio, mi par, sarebbe

Vivere un poco ancora,

E gli uomini mandar alla malora.

 

Che bel ,

Che bel diletto,

Senza il tormento

Che crucia il petto

Goder in pace

La libertà!

Chi vive amante

Pena e sospira;

Ché un cuor costante

Più non si .

 

BELF.

Evviva, evviva! io vi prometto e giuro

Che ricchezze farà; ne son sicuro.

DRUS.

Ed io vi torno a dire,

Come di sua sorella,

Che ricchezze farà se sarà bella.

BELF.

Pur troppo è ver; nel mondo

V'è questo pregiudizio,

Che più della virtute alletta il vizio.

DRUS.

Se volete sentir...

BELF.

Per dirvi il vero,

Piaccionmi le ragazze e il loro canto;

Ma più assai mi consolo

Quando sono con voi da solo a solo.

DRUS.

Ma sì presto, signor...

BELF.

Via, conclusione.

Andiamo a far rogar la donazione.

DRUS.

Vengo subito, andiamo.

Ragazze, qui restate anche un pochino:

Divertitevi pur per il giardino.

(Mi preme di tirar il vecchio in rete).

Signor, quando volete.

BELF.

Eccomi pronto;

Se Drusilla è mia moglie, oh me beato! (parte)

DRUS.

Chi non si sa aiutar, muore annegato. (parte)

 

 

 


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